Visitare tale luogo spirituale immerso nella natura, diviene un’esperienza intensa, oltre che molto suggestiva. Questo antico monastero conserva un impianto architettonico piuttosto articolato e un interessante chiostro romanico, che merita certamente di una visita in questo complesso. Tutto intorno, lo sguardo viene colpito da una bellissima cornice costituita da una lecceta secolare che si estende su circa 7 ettari (ed è una distesa di alberi tra le più antiche dell’intera Umbria).
Dal cortile superiore si entra nella Chiesa, (ricostruita dopo il terremoto del 1832 ed in fase di ultimazione di restauro dopo il sisma del 1997).
Dall’atrio che precede la chiesa, una porticina ci fa entrare nel bellissimo chiostro romanico, (opera del maestro romano Pietro de Maria). A pianta rettangolare e interamente in marmo bianco, il chiostro è costituito da un doppio ordine di 128 colonnine abbinate, in parte lisce e in parte a spirale, le quali sostengono 58 archi a tutto sesto e una trabeazione classica con marmi colorati e due liste di mosaici decorati. Solo nel 1314 su un lato vennero inseriti degli archetti gotici decorativi in terracotta.
All’interno del monastero, cui si accede dal chiostro, si possono ammirare pregevoli affreschi, tra i quali ricordiamo, nel refettorio, una Ultima cena, opera di un pittore di cultura tardo manieristica di fine Cinquecento, un San Michele Arcangelo, sopra l’ingresso del refettorio stesso, e una Vergine col Bambino, sopra l’ingresso dell’appartamento dell’abate (sembrerebbe che le ultime due opere siano attribuibili a Tommaso Nasini, artista senese autore della pala d’altare probabilmente del 1744 per la chiesa abbaziale, raffigurante L’annuncio della Passione).
Attraverso i dormitori voltati, di origine duecentesca, si discende alla cosiddetta loggia del Paradiso, che presenta frammenti di affreschi monocromi dei primi del Quattrocento, attribuibili a Giovanni di Corraduccio.
Proseguendo, si avrà modo di raggiungere una seconda loggia, costruita nel 1442, attraverso il riutilizzo di strutture di epoca medievale collocate a protezione di una cripta dell’XI secolo, detta Cappella del beato Alano, residuo di S. Maria del Vecchio (o della Valle), che fu il primo nucleo di Sassovivo. La cripta, riscoperta da pochi anni, venne ricavata da antichi locali venuti alla luce durante i lavori di restauro seguenti il sisma del 1997. Essa è stata consacrata nel 2001 e dedicata a San Marone, eremita siriaco, la cui reliquia, venerata per secoli in abbazia, è stata restituita ai maroniti in occasione del Giubileo del 2000.
Poco distante un’antica fonte e alcuni sentieri che che è possibile percorrere per inoltrarsi all’interno della lecceta secolare che si stende sotto il complesso.
(Fonte: bellaumbria.net)