La vendemmia del 2019 si presenta con un calo del 16% rispetto allo scorso anno, (con una produzione complessiva di 46 milioni di ettolitri) ma con una qualità che oscilla tra il buono e l’eccellente. Sono ormai dimenticati tutti i disagi del 2017, che tra gelate ed alluvioni limitarono fortemente la quantità delle uve raccolte e poi trasportate in cantina. Una flessione fisiologica rispetto al 2018, che non rischia affatto di scalfire la leadership produttiva mondiale del nostro Paese, se consideriamo che in Francia e in Spagna (gli altri due principali produttori), sono previsti rispettivamente 43 e 40 milioni di ettolitri di vino.
Per l’annata 2019, è anche la qualità, oltre che la quantità, ad essere garantita
“Al momento – spiegano Ismea, Uiv e Assoenologi – lo stato sanitario delle uve raccolte si presenta buono con rari attacchi di peronospora e oidio” (le due principali malattie della vite). Ma “i primi riscontri analitici evidenziano gradazioni alcoliche nella norma, un buon rapporto zuccheri/acidità e un quadro aromatico favorevole” come riporta un analogo servizio pubblicato da Il Sole 24 Ore.
Insomma, una vendemmia un po’ meno generosa — si può leggere nel dossier presentato dalle tre associazioni — che però non preoccupa affatto i vignaioli perché sembra confermare anche per il 2019 la tendenza alla leadership mondiale dell’Italia e la sua incontrastata tendenza ad essere il “Paese del vino” in assoluto. (Fonte: agi.it).