Gubbio seppe ottenere luminoso splendore romano. Già nell’anno 166 a.C., per gli ottimi rapporti esistenti, Roma affidò alla Magistratura Eugubina la custodia di un prigioniero illustre: Genzio re degli Illiri, di sua moglie e figli e persino di suo fratello Caravanzio.
D’epoca Romana restano a Gubbio notevolissimi monumenti. Iniziamo da quelli meno appariscenti, ma sostanziali. Gubbio ebbe due città romane. La prima fu il Municipium militare, attuale quartiere di S. Pietro, reticolo viario Romano Municipale. La seconda città romana fu quella difesa dal Vallum: terreno rialzato che si eleva da viale U. Parruccini a via Allende fino al torrente Cavarello. Municipium e Vallum avevano scopi politico-militari di presenza romana: prima l’occupazione militare, poi lo sviluppo imprenditoriale e commerciale che crearono gli Equites romani impiantando, unita al Municipiun, la città di Vallum più ricca e quindi più bramata dalle orde di barbari e così la più distrutta. I maggiori monumenti romani si trovano nella zona del Vallum (fuori Porta degli Ortacci): Teatro Romano, Mausoleo, Terme e Ceramico. Il Teatro Romano di Gubbio è il più capiente delle Province dell’Impero; aveva due ordini con archi che ne sostenevano la cavea: rimangono originali ventidue scalinate in quattro cunei che scendono all’orchestra ed al proscenio ove si trova il podium, alto un metro, che permetteva di far salire il sipario. Il Teatro Romano conteneva circa 6.000 spettatori: costruito in epoca Repubblicana, fu restaurato, durante il regno di Augusto dal governatore Gneo Satrio Rufo che lasciò due dettagliati conti in pietra scritti in lingua latino-augustea e visibili presso la Pinacoteca Comunale. |
Teatro Romano
Mausoleo Romano |
Uscendo dal Sacro Pomerio del Vallum, in via Allende, si nota la caratteristica sagoma del Mausoleo detto di Pomponio Grecino, Prefetto romano, che qui sarebbe stato sepolto. Attualmente il rivestimento di lastre di marmo è andato perduto, ma l’interno è molto ben conservato. La Camera sepolcrale è di raffinata fattura con volta a botte illuminata da finestrella: la datazione del monumento è protoaugustea.
A nord del Mausoleo si estende un grande scarico di materiale Ceramico: i reperti sono costituiti da frammenti di ceramica a vernice nera d’importazione ed anche locali, di ceramica figurata attica ed etrusca. Il Ceramico ha permesso anche il recupero di bronzi votivi, monete e buccheri (ceramiche etrusche). Un letto romano in ferro con le figure di Venere del secondo secolo a.C. è venuto alla luce di recente in località Fontanelle.
Ritornando verso Porta degli Ortacci si intravede il rudere delle Pubbliche Terme. Analoga opera si ritrova a fianco del Civico Ospedale dove si è scoperto addirittura un Calidarium di altra Terme Pubblica con mosaici geometrici e figurati, policromatici; alcuni, sparsi in questo aristocratico rione Romano, sono addirittura mosaici ellenistici con eccezionali scene mitologiche greche.