Il Tempio di San Fortunato
Storia
A pochi passi dalla Piazza, un’alta scalinata conduce a questo grande tempio dedicato a San Fortunato, Vescovo e Patrono di Todi.
Sull’area dove sorse la magnifica costruzione, fin dal 1098 si ergeva una modesta chiesa dedicata al santo: di essa rimangono i due leoni stilofori del portale d’ingresso, oggi corrosi dal tempo, e l’antica acquasantiera. La “gran fabbrica”, così come gli antichi tuderti chiamavano la costruzione del tempio, fu iniziata il 7 giugno del 1292 quando, dopo la demolizione di dodici case eseguita allo scopo di creare ulteriore spazio, si gettarono le fondamenta del nuovo sontuoso edificio, in stile gotico e con impianto “a sala”. I minori francescani e il Comune di Todi si impegnarono attivamente nel finanziamento dell’opera, almeno prima della devastante peste del 1348, che colpì anche Todi e costrinse alla sospensione dei lavori. Essi ripresero nel 1405 in seguito a una riformanza comunale che imponeva una tassa del due percento su tutti i passaggi di proprietà per finanziare la fine dell’opera. La decorazione della facciata è rimasta incompiuta: una leggenda ci tramanda che gli orvietani, timorosi che il tempio di San Fortunato superasse in bellezza il loro duomo, accecarono Giovanni Santuccio da Spoleto, che si occupava della facciata. In realtà essa non fu terminata sia a causa della morte dell’artista sia per la mancanza di mezzi.
Descrizione
Anche se la decorazione della facciata è rimasta incompiuta, si può ammirare il meraviglioso portale di mezzo (simile a quello del duomo di Orvieto) che si presenta come un armonioso capolavoro: realizzato in stile tardo gotico italiano, offre alla vista splendidi fasci di colonnine tortili, viticci e minuscole figure in basso rilievo.
A fianco del tempio si innalza il campanile gotico, che, svettante verso il cielo, ospita la campana fusa nel 1241, detta di Jacopone e visitabile ancora oggi.
Per quanto riguarda l’interno del tempio, la gran parte delle pitture che lo ricoprivano è stata distrutta dai successivi intonaci o è caduta con il passare dei secoli. Alle tre porte esterne corrispondono altrettante navate, tutte della stessa altezza, ottenute da arcate poggianti su pilastri polistili, con volte ad ogiva.
Nelle navate laterali si aprono tredici cappelle, decorate con pregiati affreschi del XIV e XV secolo, tra cui spicca “La Madonna in trono con il Bambino” di Masolino da Panicale (1383 – 1447), situata nella quarta cappella di destra e raffigurante la Madonna in trono con Gesù e due angeli. Sopra l’altare si può ammirare la gigantesca statua che i tuderti dedicarono a San Fortunato nel 1642 per ringraziarlo di averli liberati dal flagello della guerra di Castro. Nella conca absidale, a destra della quale si trova la Cappella Gregoriana, impreziosita dalla pala di Andrea Polinori (1586 – 1648) è inserito uno splendido coro in noce in tagliato nel 1590 da Antonio Maffei da Gubbio. Nella cripta sono conservate, oltre alle reliquie dei cinque santi protettori di Todi (San Fortunato, San Callisto, San Cassiano, Santa Degna e Santa Romana), anche le ossa di Jacopone, che prima di essere spostate nel monumento sepolcrale voluto dal Vescovo Angelo Cesi, giacevano dal 1432 nella sacrestia di un sepolcro semiabbandonato. Nel fastigio si trova il dipinto del volto del poeta, realizzato da Ferraù da Faenza, autore tra l’altro anche del Giudizio Universale del Duomo di Todi.
Santa Maria Annunziata: il Duomo
Edificato sulle rovine di un tempio pagano, il Duomo, intitolato alla Santissima Annunziata, si levò nell’XI secolo di fronte al Campidoglio. I legami religiosi e politici che collegavano il vescovado tudertino a quello ravennate spiegano l’influsso a Todi dell’arte bizantineggiante, che doveva caratterizzare il Duomo nell’epoca in cui accolse l’imperatore Ottone III e il sinodo di Papa Silvestro.
Un’ampia scalinata del ‘700 precede la facciata attuale, che, di stile lombardo e del XVI secolo, è decorata con tre fastosi rosoni: di notevole valore il portale principale di legno intagliato e la facciata in bassorilievo, eseguita nel 1515 da Francesco Rinaldi da Orvieto.
L’interno della Basilica, a croce latina, è a tre navate separate da pilastri e colonne, con mirabili capitelli romanici.
Oltre al fonte battesimale, sono da segnalare due statue di Giovanni Pisano; il coro ligneo invece è opera di Bencivenni da Mercatello e suo figlio. Dalla navata di destra si apre, dopo una serie di arcate, una quarta navata dotata di una incantevole bifora, detta “navatina di Bonifacio XVIII”; sono da ammirare anche il Giudizio Universale di Ferraù da Faenza, affresco ricco di minuziosi particolari risalente alla fine del XVI secolo e situato sulla parete sopra la porta d’ingresso, e il grande Crocefisso a tempera dell’abside, opera della scuola umbra del 1200.
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Carcere di San Cassiano
In prossimità della Rocca, vicino al tempio di San Fortunato, è collocato il carcere di San Cassiano: si tratta di una cisterna romana dove, secondo la leggenda, vi fu rinchiuso nel II secolo il martire Cassiano, sesto vescovo di Todi, dal quale prende il nome l’edificio. Più tardi fu trasformato in oratorio cristiano e per lungo tempo vi furono conservate le reliquie del patrono di Todi, San Fortunato.
La costruzione presenta una pianta quadrangolare e un portone d’ingresso a tutto sesto che poggia su due capitelli piuttosto rudimentali e due finestrelle aggiunte in epoca successiva.
La biblioteca
Dopo un primo tentativo fallimentare di costruire una biblioteca pubblica a Todi nel 1813, si riuscì a istituire solo nel 1875 la biblioteca comunale. In quell’anno Lorenzo Leoni riordinò e inventariò sia i codici che giacevano alla rinfusa nell’ex convento di San Fortunato, sia altre opere provenienti dalle biblioteche delle congregazioni soppresse. Secondo il computo del Leoni, i codici erano 229 e le opere a stampa 4000.
Nel 1867, allo scopo di permettere a tutti l’accesso alla cultura, Paolo Lali formò, grazie a donazioni di cittadini privati, una biblioteca circolante che nel 1886 fu unita alla comunale. Nel 1920 la biblioteca fu fatta trasferire con Giulio Pensi da S. Fortunato al Palazzo Comunale, dove è rimasta fino al 1995. La biblioteca è tornata alla sede originaria nel maggio del 2000 al termine dei lavori di ristrutturazione e restauro del complesso di S. Fortunato.
Il patrimonio bibliografico e documentario consiste in circa 34000 pezzi e si articola in “fondo antico” – che comprende anche 246 manoscritti databili tra il X e il XVI secolo, 66 incunaboli, e 1517 cinquecentine – e “fondo moderno” – che presenta numerose monografie e anche 837 testate di periodici, tra cui 43 correnti.
La Rocca
Ubicata in cima alla collina a 411 metri sul livello del mare, la Rocca rappresenta il punto più alto della città ed è meta di passeggiate per l’incantevole belvedere e la ricchezza di terrazze panoramiche. Fu fatta erigere nel 1373 per volontà di Gregorio XI, sulle rovine dell’Abbazia di San Leucio; dopo alterne vicende fu demolita definitivamente da Ludovico degli Atti nel 1503 e di essa rimangono solo l’imponente torrione rotondo, detto “il Mastio” (oggi adibito a cisterna), e alcuni resti di contrafforti.
E’ chiamato dai Tuderti anche Parco della Rocca poichè è un ottimo spazio verde ideale per rilassarsi, prendere il sole e godersi il panorama.
Tempio di Santa Maria della Consolazione
Storia
Isolato fuori dalla cerchia delle mura medievali, sorge uno dei templi più maestosi del Rinascimento italiano, realizzato, secondo studi e documenti recenti, forse su progetto di Donato Bramante ( 1508 – 1607).
Il 15 novembre si iniziarono i lavori di scavo per porre le fondamenta di una delle absidi: sembra che un operaio intento a pulire dai rovi l’immagine a fresco della Madonna col Bambino Santa Caterina di Alessandria, col panno che stava usando si deterse un occhio già semispento per colpa della cateratta e questo guarì miracolosamente. Da allora si decise di innalzare alla Madonna, detta appunto “della Consolazione”, un tempio magnifico di grandi dimensioni. Quella antica immagine è ancora conservata nell’occhio centrale della fastosa macchina d’altare in stile barocco situata nell’abside nord.
La direzione dei lavori fu affidata agli architetti Cola di Matteuccio da Caprarola e Ambrogio da Milano e alla costruzione collaborarono inoltre Antonio da Sangallo, Baldassarre Peruzzi e il Vignola.
Descrizione
L’edificio, realizzato con pietre provenienti dalla demolizione della Rocca e dalle cave di travertino di Titignano, presenta una pianta centrale, tipicamente rinascimentale nell’equilibrio armonioso delle parti, ed è dotato di tre absidi poligonali e di una semicircolare.
Le quattro absidi sono inoltre sormontate da una terrazza quadrata con quattro aquile agli angoli e circondata da una balaustra, sulla quale si sviluppa il tamburo della maestosa cupola, sovrastata a sua volta da un capolino e da una croce di ferro.
Nell’interno grandioso, a croce greca e a cui si può accedere da tre porte aprentisi nelle absidi, scendono i fasci di luce, dalle numerose finestre, animando arcate, capitelli, bassorilievi, rosoni e pennacchi.
Nelle dodici nicchie, situate nelle prime tre absidi, sono collocate le grandi statue degli Apostoli, opera della scuola di Ippolito Scalzo, e ad est, a sinistra dell’ingresso principale, si trova la gigantesca statua lignea di Papa Martino I: essa vi fu collocata dopo la terribile pestilenza del 1630 dai pochi cittadini di Todi miracolosamente sfuggiti al contagio.
Convento di Montesanto
Su un colle ad ovest di Todi, in un luogo denominato Monte Mascarano, da “masca” (=strega), sorge la possente costruzione che in origine era una fortezza difensiva dagli attacchi di Orvieto, antica nemica di Todi. Nel 1235, frate Ruggero da Todi, compagno di San Francesco, ottenne dall’Abbazia di San Leuio il luogo per ospitarvi le monache francescane che al tempo si chiamavano Damianite (dal convento di San Damiano in Assisi) e non ancora Clarisse. Trasferite le monache in città, dopo la peste del 1348, vi si insediarono i francescani dell’Osservanza, nati dalla riforma del 1373.
All’interno delle silenziose mura del convento, si raccolse in preghiera San Bernardino ai primi del ‘400, e in suo ricordo fu piantato nell’ampio piazzale davanti all’edificio un tiglio, tuttora rigoglioso.
Sull’altare della chiesa troneggiò fino all’arrivo delle truppe napoleoniche la stupenda “Incoronazione della Vergine” di Giovanni di Pietro detto “lo Spagna”, ora nella Pinacoteca cittadina.
Da ricordare anche che presso il convento di Montesanto, nella località di Fornetto, fu trovato nel 1835, insieme con rocchi di colonne, capitelli e fregi di marmo bianco, la statua bronzea di un antico guerriero, oggi presso i Musei Vaticani e ribattezzata come il Marte di Todi.