CORONAVIRUS: RESTA SULLE SUPERFICI DAI 3 AI 120 SECONDI

Della serie "cambiano idea ogni giorno"

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Il tempo del Coronavirus
Il tempo del Coronavirus

Prima ci hanno detto che il virus rimaneva sulle superfici per ore, adesso ci dicono che invece vi rimane dai 3 ai 120 secondi, le cose sono due: o qualcuno ha spudoratamente mentito o questo qualcuno non conosce la materia che sta trattando.

La notizia è del 10 giugno 2020 ed è riportata dal sito dell’Ansa, la piu’ importante agenzia stampa d’Italia, che ha relegato tale news nella sezione scienza, (zona del sito meno frequentata rispetto a quella della cronaca).

Noi la riportiamo così come l’abbiamo trovata, poi come scriviamo sempre, ognuno si faccia la propria idea o opinione in merito.

Il coronavirus resta sulle superfici da 3 secondi a 2 minuti

Veicolato dalle goccioline, che evaporano a seconda di temperatura e umidità

Foto Ansa
Foto Ansa

Dalle maniglie ai bicchieri di vetro, fino al display degli smartphone e alle stoviglie in acciaio, il nuovo coronavirus che viaggia nelle goccioline di saliva persiste da 3 secondi a un massimo di due minuti a seconda dei materiali e delle condizioni di temperatura e umidità. Lo indica la ricerca pubblicata sulla rivista Physics of Fluids e condotta in sei città di America, Asia e Australia, coordinata da Rajneesh Bhardwaj e Amit Agrawal, dell’Istituto Indiano di tecnologia di Bombay.

I risultati potrebbero “spiegare la diffusione lenta o rapida dell’infezione in una particolare città. Questo potrebbe non essere l’unico fattore, ma sicuramente conta nel tasso di crescita dell’infezione”, ha detto Bhardwaj.

Una volta che le goccioline che trasportano il virus sono evaporate, scrivono i ricercatori, il virus residuo muore rapidamente, quindi la sopravvivenza e la trasmissione del virus sono direttamente influenzate dal tempo in cui le goccioline restano intatte. Per questo i ricercatori hanno esaminato il tempo di evaporazione delle goccioline di saliva di più tipi di superfici a New York, Chicago, Los Angeles, Miami, Sydney e Singapore, che hanno temperature e livelli di umidità diversi.

Dalla ricerca è emerso che la temperatura ambiente più elevata fa asciugare più rapidamente la gocciolina, riducendo drasticamente le possibilità di sopravvivenza del virus. In luoghi con maggiore umidità, invece, le goccioline restano più a lungo sulle superfici e, secondo gli autori, le possibilità di sopravvivenza del virus aumentano.

Per esempio la ricerca esamina il tempo di asciugatura di una gocciolina in un ambiente interno con aria condizionata, a 25 gradi, e uno esterno a 40 gradi. A 25 gradi il tempo di evaporazione per le goccioline piccole è di 6 secondi, che aumenta a 27 secondi per le goccioline di grandi dimensioni. A 40 gradi il tempo di evaporazione si riduce del 50%.

Tuttavia, il tempo di evaporazione di una gocciolina aumenta di quasi 7 volte con l’aumento dell’umidità dal 10% al 90%, diventando maggiore di 2 minuti per le goccioline più grandi in condizioni di elevata umidità. Di conseguenza, secondo gli autori, questo potrebbe essere un problema con l’aumento dell’umidità nelle zone costiere in estate e nei luoghi dell’Asia dove tra luglio-settembre ci saranno i monsoni.

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