Riceviamo e pubblichiamo, un articolo comparso su agi.it/esteri, segnalatoci da un nostro caro lettore, alquanto indignato perchè si parla del danneggiamento della statua della Sirenetta a Copenaghen, sfregiata con la scritta “pesce razzista” a causa non della fiaba ma del cartone animato realizzato a posteriori.
La persona che ci ha segnalato la vicenda ha commentato: “quando la democrazia sfiora l’idiozia, la Sirenetta è un simbolo di tutti, quindi non è politica, questo è un dato di fatto”, noi aggiungiamo: ognuno tragga le conclusioni che crede.
L’articolo integrale di Agi.it
Sfregiata la Sirenetta di Copenaghen: “Pesce razzista”
La furia di Black Lives Matter non risparmia nemmeno il personaggio di Andersen. La contestazione molto probabilmente non riguarda la fiaba ma il cartone animato
La statua della Sirenetta, il personaggio nato dalla penna dello scrittore Hans Christian Andersen, e simbolo di Copenaghen, è stata vandalizzata con la scritta in inglese “racist fish” (pesce razzista), apparso sulla pietra che fa da base all’opera all’entrata del porto. Intervistato dalla tv danese, l’esperta dell’opera di Andersen, Ane Grum-Schwensen, ha spiegato che la storia della Sirenetta non contiene allusioni razziste.
Cosa c’entra la Sirenetta col razzismo
La Sirenetta è stata anche un fortunato cartone animato della Disney, che – secondo alcuni – contiene una scena razzista quando nella famosa scena della canzone ‘In fondo al mar’ appare un ‘pesce nero’ che ha le sembianze dell’immagine stereotipata degli afro-americani.
La statua – che ha oltre 100 anni e abbellisce l’ingresso del porto della capitale danese – è da tempo nel mirino di vandali, che l’hanno imbrattata e persino danneggiata, staccandole un braccio e rubandone la testa. A gennaio, la scritta “Free Hong Kong” era stata dipinta sempre sulla roccia, in riferimento al movimento di protesta pro-democrazia il governo centrale di Pechino.
Il mese scorso, la statua di un missionario danese che ha svolto un ruolo chiave nella colonizzazione della Groenlandia è stata imbrattata con vernice rossa e la parola “decolonizzare”; non è chiaro se i due casi siano legati.
Com’è fatta la statua e chi l’ha voluta
La sirenetta è minuta: è alta appena 1 metro e 25 centimetri, pesa 175 chili ed è una copia di quella realizzata nel 1913 da Edvard Eriksen, che ebbe come modella la moglie Eline, su commissione del miliardario Carl Jacobsen, mecenate e proprietario del birrificio Carlsberg, profondamente colpito ed emozionato da un adattamento come balletto della fiaba di Hans Christian Andersen.
Jacobsen donò la statua alla città e fu posizionata all’imbocco del porto, sul molo di Langeline, vicino al Kastellet, una cittadella con bastioni e fortificazioni oggi trasformata in parco. Posta su un piccolo scoglio con lo sguardo rivolto verso il mare, la sirenetta è rappresentata nel momento della sua metamorfosi, con la lunga coda di sirena che lascia il posto a due gambe umane.
Questa piccola statua di Lille Havfrue (‘sirenetta’ in danese), quasi ignorata all’inizio, conquistò grande popolarità nel tempo grazie anche ad alcune foto pubblicate su un giornale americano, fino a diventare il simbolo più famoso e conosciuto di Copenaghen.
Un simbolo amatissimo dai danesi, ma anche oggetto di una serie di atti vandalici che si perpetrarono negli anni, fino all’ultimo di queste ore con la scritta “pesce razzista” a imbrattare la statua. Gli oltraggi a Lille Havfrue iniziarono ufficialmente nel 1961 quando le furono disegnati addosso un reggiseno e un paio di mutandine; nello stesso anno qualcuno la dipinse di rosso.
A quando risale l’atto vandalico più grave
Nel 1964 l’atto vandalico più grave giustificato come ‘attacco d’arte’: alcuni esponenti del Movimento Situazionista le segarono la testa e la portarono via. Il volto originale di Eline Eriksen scolpito dal marito Edvard scomparve per sempre: la testa non fu più ritrovata e fu sostituita con una copia.
A metà degli anni Settanta, la statua fu imbrattata di nuovo con della vernice rossa, mentre nel 1984 le fu amputato il braccio destro. Stavolta il pezzo originale tornò indietro, restituito dagli stessi autori dell’atto vandalico.
Un nuovo tentativo di decapitazione avvenne poi nel 1990: i barbari non riuscirono nell’intento, ma sul collo della statua rimase un taglio di 18 centimetri. Fu così deciso di rimpiazzare l’originale (o quel che ne restava, visto che la testa non è stata più ritrovata) con una nuova sirenetta identica costituita da un unico blocco di bronzo.
Malgrado si trattasse di una copia, anche la ‘nuova’ statua fu fatta oggetto di un atto vandalico: il giorno della Befana del 1998 le fu tagliata nuovamente la testa e portata via, ma poi venne restituita in forma anonima e rimessa al suo posto a inizio febbraio.
Nel 2003, un nuovo episodio di oltraggio alla povera Lille Havfrue, che è stata addirittura staccata dalla roccia con l’aiuto di una piccola carica esplosiva.
Negli anni successivi la piccola statua è stata protagonista di alcune proteste politiche o sociali che poco hanno a che fare con la sirenetta stessa o quello che rappresenta (la fiaba di Andersen racconta dell’amore impossibile tra la giovane figlia del re del mare e il bel principe terrestre per il quale la sirenetta muore).
Nel 2004 fu avvolta con un burqa, come segno di protesta al via libera a Bruxelles dei negoziati per l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea. Due anni dopo, nel 2006, in occasione della Giornata internazionale della Donna dell’8 marzo le fu messo in mano un dildo, a meta’ tra l’oltraggio e la provocazione.
Ora, 14 anni dopo, un nuovo oltraggio apparentemente – ma anche inspiegabilmente – legato alle proteste del movimento ‘Black Lives Matter’ con una scritta in cui si accusa la piccola sirenetta morta per amore di un bell’essere umano di essere un “pesce razzista”.