di Catia Fanti – Ci sono dei posti magici al mondo, dove la vita sembra avere il sopravvento su ogni cosa, dove tutto mantiene intatto un equilibrio millenario, un’armonia, che poi si traduce in una esistenza più lunga, più serena e più sana.
Uno di questi è Ikaria, l’isoletta greca, 254 km² dove vivono 10.000 abitanti, 30 km a ovest delle coste turche. Questo posto fantastico pullula di centenari.
Tanto per fare un esempio. Questa è la giornata tipo e la dieta di una coppia sposata per più di 75 anni nell’isola: si svegliano quando vogliono, lavorano nell’orto, fanno un pranzo piuttosto tardivo e poi un sonnellino. Al tramonto visitano i loro vicini o ricevono delle visite. La loro dieta prevede a colazione, latte di capra, vino, tè alla salvia o caffè, pane e miele. Il pranzo è quasi sempre lo stesso: fagioli, patate, verdure (finocchio, tarassaco e una verdura simile agli spinaci chiamata horta) e altre verdure di stagione del loro orto; per cena pane e latte di capra. A Natale e Pasqua si mangia il maiale che viene servito in piccole porzioni anche nei mesi successivi.
Alcuni studiosi hanno seguito il caso di un uomo che, dopo la diagnosi di un tumore ai polmoni, è tornato a vivere nell’isola natìa per passare gli ultimi mesi in serenità e essere sepolto con i suoi cari. Ciò che successe fu che continuò a vivere fino a 98 anni ma non poté raccontarlo ai suoi dottori in America perché, tornato in America 25 anni dopo, scoprì erano tutti morti.
Si chiamava Stamatis Moraitis, si era stabilito in Florida. Nel 1975 gli fu diagnosticato un cancro. Nove dottori confermarono la diagnosi del medico di famiglia: gli diedero nove mesi da vivere. Moraitis decise di tornare nella sua Ikaria, dove avrebbe potuto essere seppellito con i suoi avi in un cimitero che si affacciava sul Mar Egeo. Lui e sua moglie si trasferirono in una piccola casa bianca, con due acri di vigna, a Nord dell’isola.
I primi giorni Moraitis rimase a letto. Le domeniche mattina zoppicava verso la collina per raggiungere una piccola chiesa ortodossa dove suo nonno serviva un tempo come prete. Quando i suoi amici di infanzia cominciarono ad andarlo a trovare, si trovava a chiacchierare per ore, un’attività che implicava invariabilmente una bottiglia o due di vino locale. Almeno morirò felice, pensava. Nei mesi seguenti Moraitis cominciò a sentirsi sempre più in forze. Un giorno piantò qualche verdura nel suo giardino. Non si aspettava di fare il raccolto ma amava stare al sole e respirare l’aria del mare.
Sei mesi passarono e Moraitis non era ancora morto. Si era abituato alla routine dell’isola: si alzava quando aveva voglia, lavorava nella vigna fino a mezzogiorno, faceva pranzo e poi faceva una lunga siesta. Nel pomeriggio andava spesso alla taverna locale, dove giocava a domino fino a mezzanotte. La sua salute continuava a migliorare. Aggiunse un paio di stanze alla casa dei suoi genitori così i suoi figli potevano andarlo a trovare e continuò a migliorare la vigna che arrivò a produrre 15 ettolitri di vino all’anno.
Moraitis è morto nella sua casa il 3 febbraio del 2013, all’età di 98 anni secondo le fonti ufficiali. Secondo i suoi calcoli di anni ne aveva compiuti 102.
La moglie di Moraitis, Elpiniki, è morta nella primavera del 2012. Dan Buettner rivede il suo amico nel luglio dello stesso anno e gli chiede “Come credi di essere guarito dal cancro?”. “Semplicemente se n’è andato” dice Moraitis “Sono tornato in America dopo 25 anni dal trasferimento su Ikaria per vedere se i dottori riuscissero a spiegarlo” – “E cos’è successo?” – “I miei dottori erano tutti morti”.
Per più di 10 anni Dan Buettner ha condotto uno studio sui luoghi in cui le persone vivevano più a lungo. Nel 2008, con i colleghi Michel Poulain, fisico, e Gianni Pes, dottore in medicina e ricercatore all’Univeristà di Sassari, ha cominciato a studiare il fenomeno di Ikaria.
I ricercatori hanno concluso che più del doppio degli abitanti hanno la possibilità di raggiungere l’età di 90 anni e rispetto agli Americani, riescono a vivere dagli 8 ai 10 anni in più, prima di morire di cancro e malattie cardiovascolari, soffrono meno di depressione e hanno un quarto dei livelli di demenza.
Ilias Leriadis, un fisico di Ikaria, spiega: “La gente va a letto tardi, si alza tardi e fa spesso dei sonnellini. Semplicemente non guardiamo l’orologio”. Leriadis parla anche del “tè di montagna” locale, fatto di erbe tipiche dell’isola, sorseggiato sempre come un cocktail a fine giornata. Cita la maggiorana selvatica, la salvia, la menta, il rosmarino, e una bevanda ricavata bollendo foglie di tarassaco a cui si aggiunge un po’ di limone.
Quando Ioanna Chinoi, professoressa all’Università di Farmacia di Atene e una delle maggiori esperte in Europa sulle proprietà delle erbe, ha testato le erbe comunemente usate ad Ikaria, ha scoperto che esse avevano forti proprietà antiossidanti e contenevano dei leggeri diuretici che i dottori usano per curare la pressione alta. Forse, bevendo questo tè, gli Ikariani hanno tenuto naturalmente bassa la loro pressione per tutta la loro vita.
LA MAGIA DI IKARIA
Antonia Trichopoulou, dell’Università di Medicina di Atene ed esperta di dieta mediterranea, stima che la dieta di Ikaria, se confrontata con la dieta standard americana, può allungare le aspettative di vita fino a 4 anni. Un basso consumo di grassi saturi della carne e latticini è associato a un minore rischio di malattie cardiache; l’olio di olivaabbassa il colesterolo cattivo e aumenta quello buono. Il latte di capra contiene triptofano, che incoraggia la produzione di serotonina ed è facilmente digeribile per i più anziani. Alcune verdure del luogo hanno 10 volte più antiossidanti del vino – che comunque se assunto con moderazione aiuta il corpo ad assorbire più flavonoidi, un tipo di antiossidante. Il pane locale, fatto con lievito naturale, riduce il carico glicemico durante il pasto. Si può anche affermare che le patate contribuiscono a mantenere un cuore sano grazie a potassio, vitamina B6 e fibre. E poiché quasi tutti gli isolani consumano le verdure del proprio orto, introducono meno pesticidi e più nutrienti.
SONNO E SESSO
Anche il sonno e le abitudini sessuali degli Ikariani potrebbero influenzare le loro aspettative di vita. Uno studio del 2008 dell’ Università di Medicina di Atene e dell’ Università di Harvard, afferma che fare un pisolino almeno 3 voltea settimana riduce del 37% il rischio di malattie coronariche. In uno studio preliminare tra gli uomini più anziani di Ikaria, l’80% asseriva di fare sesso regolarmente, un’altra abitudine collegata alla longevità. Un quarto di questo gruppo sosteneva di avere “una buona durata” e un “buon esito”.
Il tasso di disoccupazione è alto – circa il 40% – ma ognuno ha accesso all’orto e al bestiame di famiglia.
“Forse non avremo i soldi per cose lussuose, ma abbiamo sempre del cibo nel piatto e riusciamo a divertirci con amici e parenti. Non abbiamo fretta di finire il lavoro durante il giorno, così lavoriamo la sera. Alla fine della giornata non torniamo a casa a poltrire sul divano”.
Se chiedi ai novantenni di Ikaria come hanno fatto a vivere così a lungo, di solito parlano dell’aria buona e del vino. O, come dice una signora di 101 anni, “Semplicemente ci dimentichiamo di morire”.
Non hanno idea di come hanno fatto a vivere così a lungo.
Ma se fai attenzione puoi osservare diversi aspetti. È facile riposare abbastanza quando nessun altro sull’isola si alza presto e tutto il villaggio si ritira per la siesta dopo pranzo. Aiuta il fatto che i cibi più accessibili e più economici siano anche quelli più salutari e che i tuoi antenati abbiano passato secoli a sviluppare dei modi per renderli squisiti. È difficile arrivare a fine giornata senza aver percorso almeno 20 colline. Non si sente neanche lo stress di arrivare tardi. E alla fine del giorno ci si ritrova a condividere una tazza di tè alle erbe con i vicini. Anche essendo un antisociale non sarai mai completamente solo.