Negli spazi espositivi di Palazzo della Penna e della Cappella di San Severo, dal 7 dicembre 2017 fino al 4 marzo 2018, sarà allestita l’esposizione Il Grand Tour e le origini del 3D, dedicata a quel favoloso, ormai mitologico, viaggio che gli artisti del passato intraprendevano partendo da tutte le nazioni d’Europa, alla scoperta della storia, dell’arte e della cultura delle grandi capitali europee, dell’Italia e fino a Costantinopoli, a Gerusalemme e alle piramidi dell’Antico Egitto.
A San Bevignate, il prossimo 15 dicembre (ore 18,00) sarà inaugurata l’installazione site specific di Angelo Buonumori, intitolata Ierofania, che, fino al 7 gennaio 2018, proporrà al pubblico una riflessione contemporanea e luminescente sui temi del sacro e della spiritualità che caratterizzano gran parte delle pitture due-trecentesche della chiesa. Curata da Paolo Nardon
Durante la presentazione l’assessore Maria Teresa Severini ha espresso soddisfazione per due mostre che non ha esitato a definire “bellissime”. Un particolare ringraziamento, oltre agli organizzatori, è stato rivolto allo staff di Munus per aver dato vita, soprattutto all’interno di palazzo della Penna, ad un allestimento “straordinario”.
Particolarmente apprezzata la scelta di organizzare proprio a palazzo della Penna la mostra “Il Grand Tour”, esposizione fotografica che consentirà ai visitatori di effettuare un vero e proprio viaggio nel tempo, rivelando le origini del 3D.
Insomma Palazzo della Penna si anima in continuazione: dopo Bacosi, ora c’è il Grand Tour, mostra cui si collegheranno alcuni eventi collaterali, tra cui spiccano i concerti di Stefano Ragni.
L’assessore ha poi posto l’accento sulla seconda mostra, Ierofania, che andrà in scena nel complesso di San Bevignate, a conferma dell’attenzione dell’Amministrazione per questa struttura che rappresenta storia, fascino, mistero ed orgoglio, ma anche testimonianza di una presenza importante a Perugia. Non a caso Perugia è capofila per l’Italia di un progetto sui templari che coinvolge anche altri paesi europei come Francia e Portogallo.
Anche la mostra Ierofania è da non perdere soprattutto per il fascino che trasmette all’interno di San Bevignate. In sostanza un’esposizione destinata a fare epoca tenuto conto dell’oggetto, ossia il tema del sacro.
Ogni spazio di palazzo della Penna viene usato magistralmente, come una sorta di “fucina” dell’arte.
Alla presentazione hanno partecipato anche il rappresentante di Munus Lorenzo Soave, l’artista Angelo Buonumori, protagonista di Ierofania, ed il curatore dell’esposizione a San Bevignate Paolo Nardon.
Buonumori ha posto l’accento sulla particolarità della scelta di San Bevignate quale sede della sua mostra: si tratta cioè di un luogo bellissimo, considerato finora un po’ impervio, ma che, grazie ad iniziative come questa, potrà essere sempre più vissuto da cittadini e turisti.
Nardon ha sottolineato che le grandi mostre si possono organizzare anche in luoghi non istituzionali, pur se “disastrati” o difficoltosi da raggiungere. Ed infatti più le condizioni di partenza sono difficili,, maggiore sarà il risultato finale.
Il grand tour e le origini del 3d
La mostra sul Grand Tour non è la solita mostra. E’ un duplice viaggio: nel tempo, perché ha luogo più di cento anni fa, tra il 1850 e il 1910. E nello spazio, attraverso l’Europa e il Mediterraneo, dai fiordi norvegesi alle piramidi dell’Antico Egitto, alla scoperta di un mondo che non esiste più, dove Istanbul si chiamava Costantinopoli e a Roma si poteva assistere alle esecuzioni capitali con ghigliottina. Ed è un viaggio straordinario, in 3D: tecnica oggi diffusa al cinema e in televisione, ma inventata nella seconda metà dell’800. Allora si chiamavano stereoscopie, ma l’effetto era lo stesso: “entrare” nelle immagini, quasi a toccare con mano cose e persone, sentendosi dentro a quel luogo, in quel preciso momento.
Uno dei souvenir più ricercati quali memorie tangibili della grande esperienza del Grand Tour era costituito da fotografie stereoscopiche, una tecnica fotografica che trasmette un’illusione di tridimensionalità, analoga a quella generata dalla visione binoculare del sistema visivo umano, che può essere considerata la prima versione del 3D. Ciò generava nell’osservatore meraviglia e sorpresa per l’effetto tridimensionale della scena, mettendolo in una relazione del tutto personale e individuale con il soggetto della fotografia.
La mostra Il Grand Tour e le origini del 3D, che si terrà negli spazi espositivi di Palazzo della Penna e avrà una sezione dedicata ai luoghi di culto presso la Cappella di San Severo, presenta una ricca collezione di queste fotografie stereoscopiche che documentano gli itinerari del Gran Tour e i suoi luoghi più celebri e visitati che, poi, sono gli stessi del contemporaneo turismo mondiale. Le fotografie stereoscopiche presentate in mostra ripercorrono infatti tutti gli itinerari principali dell’Ottocento e del Novecento e ne toccano tutte le tappe, offrendo al pubblico di oggi la rara possibilità di rivedere come dal vero, in 3D, le immagini di quel meraviglioso viaggio.
Sezione della mostra negli spazi espositivi di palazzo della penna
In mostra oltre 100 fotografie e una selezione di stereoscopie e attrezzature originali: macchine fotografiche stereoscopiche e visori stereoscopici, dalle versioni pieghevoli “da viaggio”, a quelle più prestigiose “da tavolo” che i più fortunati potevano esibire nelle loro abitazioni.
La mostra è arricchita da un cortometraggio innovativo e spettacolare in 3D: realizzato utilizzando stereoscopie originali e arricchito da animazioni 3D, effetti speciali e una colonna sonora originale, il cortometraggio condurrà il visitatore in un vero e proprio viaggio nel tempo attraverso l’Europa, il Nord Africa e il Medio Oriente. Il visitatore, dotato di occhialini 3D, si ritroverà a muoversi letteralmente «dentro» luoghi e città dell’Ottocento tra cui i fiordi norvegesi, San Pietroburgo, Praga, Vienna, Londra, Parigi, Granada, Siviglia, Algeri, Tunisi, Malta, Atene, Istanbul, Gerusalemme e le zone dei templi e dei tesori dell’antico Egitto. E in Italia Venezia, Verona, Milano, Torino, Genova, Bologna, Pisa, Siena, Firenze, Roma, Napoli, Pompei, Palermo e Agrigento.
Sezione della mostra nella cappella di san Severo
La Cappella di San Severo ospiterà la sezione della mostra dedicata ai luoghi di culto che i pellegrini e i viaggiatori del Grand Tour visitavano: il Duomo di Firenze con la facciata ancora incompleta, la Basilica di San Marco a Venezia con il campanile crollato, il Pantheon di Roma con i campanili del Bernini prima della demolizione, il Colosseo con le edicole marmoree della Via Crucis, poi rimosse.
La mostra, promossa in collaborazione con il Comune di Perugia e organizzata da Munus, è curata dal Prof. Alberto Manodori Sagredo.
Angelo Buonumori, Ierofania
“Ierofania”, dal greco hieros, “sacro” e phainein, “mostrare” = una manifestazione del sacro
Dal 16 dicembre 2017 al 7 gennaio 2018, la mostra, curata da Paolo Nardon, porta all’interno dei suggestivi spazi del Complesso Templare di San Bevignate nove opere di Light Art di Angelo Buonumori, artista perugino, classe 1946. Attraverso giochi di luci, ombre, aloni e riflessi, le installazioni luminose si misurano con l’atmosfera di intensa spiritualità che ancora oggi aleggia potente a San Bevignate, uno splendido edificio ricco di storia, che a tratti rasenta il “mistero”, costruito nella prima metà del 1200 dall’Ordine dei Cavalieri Templari, la più antica testimonianza della presenza templare a Perugia e una delle più importanti in Italia.
È chiaro che soprattutto per gli artisti contemporanei il rapporto con lo spazio è sostanziale; nel caso poi di luoghi particolarmente caratterizzati le cose si complicano. Riuscire a stabilire un dialogo con gli spazi austeri e potenti, nonché con gli importanti cicli d’affreschi medievali che si trovano all’interno di San Bevignate, deve essere stato tutt’altro che facile. Alla fine, però, visto il risultato, Angelo Buonumori è stato ricompensato delle sue fatiche. Nel realizzare le sue installazioni luminose, l’artista si è messo in relazione con le opere d’arte presenti nella ex Chiesa, quelle consunte dal tempo, ma anche con quelle di cui non resta che qualche labile traccia. A ben vedere, queste “opere di luce” sembrano fatte apposta per tradurre, in un linguaggio a noi contemporaneo, conoscenza, espressività e meraviglia delle opere d’arte sacra realizzate fin dall’antichità e delle quali possiamo ancora godere, a distanza di secoli.
Le installazioni di Angelo Buonumori, infatti, sono la rivisitazione contemporanea di sacre rappresentazioni, come l’Annunciazione, la Natività e la Resurrezione; grazie a differenti tecnologie luminose, le opere, circonfuse di luce, si presentano come presenze fantasmatiche, illusioni o visioni che producono suggestioni molto vicine a quelle prodotte dai sogni ad occhi aperti o addirittura dai miracoli.
Con questa mostra Buonumori dimostra, dunque, che l’arte contemporanea è perfettamente in grado di affrontare il tema del sacro, senza compiere scelte forzate o anacronistiche, elaborando forme simboliche perfettamente coerenti con i temi e le rappresentazioni cui esse alludono. Nelle sue opere i segni geometrici non sono soltanto il movente per la creazione di composizioni astratte, ma servono piuttosto a trasfigurare le opere d’arte sacra che fanno parte del nostro bagaglio culturale, attraverso raffigurazioni che hanno come motore la luce.