Tradizioni Perugine: San Costanzo e l’Intrigante “Occhiolino”

Una storica tradizione perugina che mescola religione, superstizione e curiosità locale.

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San Costanzo e l'occhiolino

 

A Perugia per la festa del Patrono la tradizione si intreccia con la religione e la superstizione in un modo unico e affascinante. La storia di San Costanzo e il suo misterioso “occhiolino” sono parte integrante del folklore perugino, e questa tradizione ha una storia ricca di significato e curiosità.

Si dice che le giovani donne in cerca di un futuro marito si recassero alla chiesa di San Costanzo, pronunciato “Gostanzo” in dialetto perugino in attesa di un segno speciale: l’occhiolino. Questo gesto, considerato un segno inequivocabile, avrebbe predetto che la giovane donna sarebbe convolata a giuste nozze entro l’anno.

Ma c’era un prerequisito importante per poter sperare nell’occhiolino: la giovane doveva essere “a posto”, un termine usato nel dialetto perugino per indicare che doveva essere vergine. Senza questo requisito, l’occhiolino sarebbe rimasto un sogno irrealizzabile.

Se l’atteso occhiolino non arrivava, la giovane donna poteva aspettarsi scherzi e beffe sulla sua moralità. La frase di rito, pronunciata con fervore, era: “San Gostanzo da l’occhio adorno, famme l’occhiolino sinnò n ciartorno“, che si traduce in “San Costanzo dall’occhio bello, fammi l’occhiolino, altrimenti non ci torno”. Questa frase, in sostanza, minacciava di smettere di venerare il santo se non avesse favorito il matrimonio.

L’occhiolino in questione consisteva in una strizzatina d’occhio, o almeno così si credeva, ma in realtà, molti dubitavano della sua esistenza. Tra la luce tremolante delle candele, alcune persone speravano di vedere questo segno, che veniva immaginato da una scultura lignea ormai deteriorata e scomparsa.

Una volta tornate a casa, le giovani donne venivano interrogate da madri e parenti con una domanda diretta: “Tla fatto?” (Hai ricevuto l’occhiolino?). Rispondere di sì, anche solo per preservare la moralità, non garantiva comunque un matrimonio.

Alcune ragazze, deluse per l’assenza dell’occhiolino, si rivolgevano ironicamente al santo con una battuta: “San Gostanzo, amò tel dico, quand’ artorni ho preso marito!” (San Costanzo, te lo dico, quando tornerai avrò comunque trovato un marito!). Questo suggeriva che, nonostante il mancato segno di approvazione del santo, il matrimonio sarebbe arrivato lo stesso, sfidando la mancanza di complicità del santo del “tòrqlo,” che aveva perso la testa al Trivio di Foligno.

In conclusione, la tradizione di San Costanzo e dell'”occhiolino” rappresenta un affascinante intreccio di religione, superstizione e folklore locale che ha affascinato generazioni di perugini. Mentre oggi potrebbe essere vista con un sorriso, questa tradizione testimonia l’importanza delle usanze e delle credenze nella vita delle comunità locali.

 

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