La matita magica di Luciano Bernasconi

Come tradurre la realtà in un fumetto

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Luciano Bernasconi

 

Conobbi Luciano Bernasconi nella calda estate del 1993. Me lo presentò quel “geniaccio” di Alex Albertini, prima di una trasmissione televisiva in una emittente locale di Terni.
Parlando scoprimmo subito la passione di entrambi per il cinema, entrammo subito in sintonia.
Luciano oltre il fumettista, nella vita si è divertito a fare il doppiatore e l’attore di fotoromanzi.
Attualmente ha 77 anni, è un omone alto e robusto, dimostra 10 anni di meno, lucidissimo e sempre gentilissimo, soprattutto un grande amico.

Luciano Bernasconi nasce a Roma il 2 maggio del 1939, a 15 anni emigra in Brasile insieme a sua madre.
I 3 anni in Brasile gli sono serviti per fare esperienza di vita. Ha lavorato alla Rolex, come receptionist dei clienti, a Canal 3 di San Paolo del Brasile; ha lavorato come aiuto scenografo, fino a sostituire lo scenografo italiano che doveva andava in ferie.

Sin da bambino ha sempre disegnato e ha subito dimostrato un innato talento per il disegno a mano libera, ha raffinato la tecnica del fumetto presso Gino Guida a Roma, che era un pittore e disegnatore di fumetti. Ha abitato e vissuto con questo eclettico personaggio per qualche mese, fin quando conobbe degli agenti di una casa editrice francese, che gli diedero una casa dove poter abitare e lavorare. La Casa Editrice, la Lug di Lione, al tempo era l’unica a realizzare fumetti tascabili.

Scemato il lavoro dei fumetti, è emigrato in Svizzera dove ha lavorato come facchino di albergo, rientrato in Italia, ha lavorato per 4 mesi alle Poste Italiane come portalettere, ma il ruolo dell’impiegato frustrato e alienato non lo sentiva suo e il richiamo per il fumetto era troppo forte, cosi decise di riprendere il lavoro di fumettista presso la casa editrice Europer di Roma. Erano i primi anni ’60, quando erano in voga fumetti di guerra e gialli. Fu lui il disegnatore del fumetto di Pappagone, quando per la prima volta un personaggio televisivo si trasferiva anche nel mondo dei fumetti. Disegnò anche la serie di fumetti con i personaggi degli indimenticabili Franco Franchi e Ciccio in Grassia.

Gli chiedo a bruciapelo: Luciano, qual è stato il personaggio più importante che hai disegnato?
fumetti cover tex willlerLuciano riflette un secondo e risponde con un pizzico di nostalgia: ”Sicuramente quello di Tex Willer, ho disegnato alcune copertine di alcuni suoi fumetti…”.

Luciano, toglimi una curiosità: perché non hai mai lavorato con la più grande casa editrice di fumetti italiana, ovvero quella di Bonelli?
“Robbe’… – qui Luciano si esprime con un forte accento romano
 – lavorare con Bonelli significava chiudersi in una gabbia. Sì, lavorarvi per il meglio di quel tempo ma poi non avresti avuto più la tua libertà nel disegna’. Io sono uno spirito libero, me piace anche fa quello che voglio io e come dico io…”

Luciano, mi racconti un aneddoto simpatico della tua carriera da fumettista?
“Sì, quando armato della mia cartella con tutti i miei disegni me ne andai a Milano e fui assunto dal giornalino delle Edizioni Paoline e dalla casa editrici di Ezio Barbieri. Di giorno disegnavo fumetti religiosi, la sera invece disegnavo fumetti erotici. Insomma ero il diavolo e l’acqua santa!”

Ovviamente scoppiamo entrambi in una fragorosa risata, Luciano aggiunge: “Queste belle collaborazioni sono durate fino agli anni ’90. Attività che ho alternato anche con la passione per la pittura, con diverse mostre personali a Roma…”.

Attualmente Luciano Bernasconi è in pensione e collabora con privati o case editrici francesi, più per passione che per professione.

Effettivamente questo personaggio schivo e riservato, rappresenta un pezzo della storia del fumetto italiano, storia che passa anche per l’Umbria, regione dove spesso si “rifugiano” tanti artisti di un tempo che dovremmo ritrovare e riscoprire.

 

 Roberto Formica

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