Addio a Vittorio Taviani, esempio di regia a « quattro occhi »

I fratelli Taviani, maestri del cinema italiano

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E’ morto a 88 anni il grande regista Vittorio Taviani.

Insieme al fratello Paolo ha raccontato la storia del nostro Paese attraverso una filmografia di tutto rispetto, dai primi  documentari della metà degli anni cinquanta fino all’ultima produzione dello scorso anno, il film Una questione privata.

L’ultimo film dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani, è tratto dall’omonimo romanzo  di Beppe Fenoglio del 1963, con Luca Marinelli come attore protagonista, nel ruolo di Milton.

Paolo per la prima volta si troverà a parlare da solo con i giornalisti, poiché il fratello Vittorio era malato, e pur utilizzando ancora il « noi », l’assenza di Vittorio pesa e si sente, sarà l’ultima condivisione per la coppia inossidabile del cinema italiano.

I due registi e sceneggiatori, appassionati di cinema cinema fin da giovani: « L’amore per il cinema è nato sui banchi di scuola»  come racconteranno in molte interviste, sono figli di un avvocato antifascista e perciò cresciuti con i valori della sinistra, quella vera.

La loro intera  produzione è stata caratterizzata sempre dall’impegno civile.

I  fratelli Paolo e Vittorio Taviani, fin dagli inizi documentaristici hanno sempre fatto:

« regia a quattro occhi »

a quattro mani e a due  menti ed hanno proseguito la loro carriera con questa rara peculiarità.

Come riusciva Vittorio Taviani  a fare  regia con Paolo?

Dualismo atipico, per il mondo della regia cinematografica, nella settima arte prevale

 « l’ individualismo del regista». 

Per realizzare un film è necessario coordinare ed interagire con decine di persone, dal produttore, al direttore di produzione, all’ aiuto-regista, fino al direttore della fotografia, al montatore e all’ autore della colonna sonora.

Sicuramente è impresa non facile dirigere e realizzare un film in due e ci si chiede come i fratelli Taviani siano riusciti a farlo durante tutta la loro carriera.

I fattori sono molteplici, le paure e la  sofferenza per la guerra, che hanno vissuto insieme e che li ha sicuramente uniti, le stesse idee politiche lo stesso amore per il cinema e l’immutato affetto reciproco.

Tutti elementi che messi insieme hanno creato quella sintonia ed empatia necessaria ad andare d’accordo sul set come nella vita.

Non sarà facile parlare al singolare della coppia inossidabile che è riuscita ad esprimersi sempre con una sola voce.

Fratelli «Sovversivi», come il loro film omonimo del 1967,  dove analizzano il  Partito Comunista italiano partendo dal giorno del funerale di Togliatti.

Racconteranno, a proposito del loro conflitto con Pasolini, quando si incontrarono che mentre lui diceva: «È la fine del mondo» loro sostenevano che «È la fine di un mondo», per quanto tragica. Uomini di altri tempi, utopisti e ribelli. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricorda il regista così:« La scomparsa di Vittorio Taviani costituisce un grave lutto per il cinema e la cultura italiani, che perdono un indiscusso e amato protagonista ».

Sicuramente i capolavori de dei fratelli Taviani ci mancheranno, ed anche l’inossidabile sodalizio artistico.

 

 

 

 

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