Parlando con un -veterano- della Sagra del Fungo di Pianello, (Fosco Fiinocchietti), riguardo la autenticità della Sagra stessa, relativa al fungo, ovvero il fulcro di tale evento, è emersa una relazione di molti anni fa che sviluppava il rapporto tra il Fungo e Pianello. La riportiamo in modo integrale.
PIANELLO E LA SAGRA DEL FUNGO: UNA SAGRA OGGI PER NON DIMENTICARE LE NOSTRE RADICI
Il fungo è stato da sempre un Prodotto della natura presente nella tradizione della cucina umbra. Anche il territorio dove è situato Pianello presenta caratteristiche di vegetazione (macchia boschiva) e orografia (paesaggio circostante collinare) favorevoli alla nascita di questo straordinario ed eclettico prodotto.
E’ per questo che a Pianello la presenza del fungo come elemento utilizzato nella cucina popolare, si perde nella notte dei tempi. Innanzitutto va ricordato come le prime notizie sui funghi per uso alimentare appaiono in epoca greco – romana. Se al greco Teofrasto vanno ricondotte le prime definizioni botaniche delle varie famiglie di funghi, con il romano Plinio il Vecchio abbiamo una prima trattazione organica dell’argomento funghi, compreso l’uso alimentare che se ne faceva. Se è vero che Pianello e il suo territorio sono stati sotto la dominazione della città etrusco-romana di Arna, è plausibile pensare ed ipotizzare che già nell’epoca antica anche nel nostro territorio vi sia stato un consumo di funghi per uso alimentare con svariate modalità di preparazione delle varie specie.
Arrivando ai nostri giorni, basandoci sui racconti delle persone anziane del paese, emerge chiaramente come a Pianello e nel suo territorio il connubio gastronomico con il fungo sia stato da sempre molto forte. Nei racconti di Pietro, quasi 20 lustri , emerge il fatto che fin da ragazzi il bosco offriva occasioni di raccolta dei suoi “frutti” per consumo alimentare. “Sparmeci (asparagi) e funghi – dice Pietro. – erano per noi occasione di divertimento ma anche di bisogno per sfamarci, soprattutto in epoca della guerra quando c’era più povertà e carestia. Le famjole (famigliole), le manine, i larderelli, i puzzono e il porcino erano i tipi di funghi che cojevamo. Poi le nostre mamme li cucinavano in vari modi: arosto, con il sugo e ci facevamo anche i vasi sott’olio. Poi il nostro mangiare era anche pescare giù l’Chiagio (fiume Chiascio). N’somma!!! – dice Pietro -tocca capì che a seconda della stagione noi trovamme qualcosa da mettere sotto i denti, al di là che c’era l’orto e qualche famiglia più fortunata allevava polli, cunilli (conigli) e maiali. I funghi, però, quando era la stagione di raccolta, erano per noi un momento di grande festa e di riempirci la pancia“.
Altri anziani ci hanno rilasciato testimonianze simili a quella di Pietro, a testimonianza di come il rapporto tra il fungo e Pianello sia molto stretto fino ai giorni nostri.
È ovvio che per una sagra paesana sarebbe stato impossibile riproporre la varietà di funghi presenti nel territorio, sia per motivi stagionali che per motivi di sicurezza alimentare. Ma lo scopo degli organizzatori della Sagra del Fungo, sin dal lontano 1980, è stato quello di utilizzarlo e proporlo come simbolo del connubio tra la natura e gli abitanti di Pianello, al di là della specie da utilizzare. La scelta infatti, è caduta sul fungo coltivato come alimento che in totale sicurezza può essere consumato e gustato in tanti tradizionali piatti della cucina umbra. Ma al di della specie, la nostra Sagra ha voluto riprendere il fungo come simbolo della sua memoria storica e del suo territorio; ieri come oggi e per sempre.
Fosco Finocchietti.