Il Gyn made in Gubbio ha radici lontane che partono dall’Appennino Umbro Marchigiano, è proprio in queste zone infatti che si raccoglieva il ginepro che è alla base di questo prodotto.
-Dolci colline e irti pendii che divengono culla di magiche piante il cui profumo inebria la fresca aria di collina e di montagna…-
L’azienda produttrice di questo famoso super-alcolico si chiama -Anonima Distillazioni-, i 4 giovani, 3 eugubini e una gualdese, hanno creato una piccola distilleria, con tanto coraggio, passione e quella -sana follia- (che a Gubbio certamente non manca).
La Anonima Distilleria offre anche la possibilità di disttillare la propria idea, privati o aziende possono così realizzare il loro -sogno di liquore-, come vodka e amaro, mentre brandy e wisky potranno essere distillati dal prossimo anno, il servizio ha la peculiarità di distillare anche piccole quantità come 20 bottiglie, cosa che non fa nessun’altra distilleria.
Un nome geniale per il Gyn made in Gubbio
43°12° All’origine di tutto c’è Paola Pasquarelli, 34enne qualdese. È lei che ha ideato la ricetta del “43°12° Aquamirabilis Gin”. «Sono le coordinate geografiche di Gubbio (dove vivono lei, il suo compagno Gabriele e gli altri due addetti), ma anche la gradazione del gin e il numero delle essenze botaniche presenti nel distillato. Oltre al ginepro, infatti, il cui disciplinare del gin prevede che sia presente almeno al 35 per cento, l’Aquamirabilis trae il suo aroma anche da rosa, iris, angelica, coriandolo, bergamotto, cedro e altre piante». Un mix dalla storia antica e affascinante.
Aqua mirabilis Siamo alla fine del 1600 quando si distilla il ginepro per curare la febbre delle Indie. «Quella medicina – spiega Gabriele – viene commissionata dalla Compagnia delle Indie e diventa Jenever in Olanda, Gin in Inghilterra e Aqua Mirabilis in Italia. Solo che i primi due, nel corso dei secoli, si trasformano in bevande, mentre la versione nostrana – che veniva usata per curare malanni fisici e sentimentali – prende la strada del profumo creando la base dell’Acqua di Colonia. Paolo Feminis fu il primo a trascrivere la formulazione dell’Aqua Mirabilis. Con il passare degli anni la ricetta è stata tramandata di successore in successore, è stata perfezionata ma non si è mai allontanata dalla formulazione originale. Noi l’abbiamo ripresa alle origini e le abbiamo fatto fare il percorso dei suoi cugini europei».
L’esperienza di Paola e Gabriele è nata sul campo, in otto anni di lavoro nel lounge bar -Martintempo-, infatti aggiungono: «Ci siamo concentrati sul prodotto e la voglia di creare qualcosa di unico e biologico, per la cui certificazione abbiamo avviato le pratiche. A maggio scorso abbiamo ottenuto la licenza e abbiamo iniziato a produrre, ma la presentazione ufficiale del nostro gin ci sarà il 9 e 10 settembre al Gin Day di Milano». Per farlo, il gruppo ha acquistato i suoi alambicchi a Monteriggioni, l’acqua è rigorosamente locale, l’alcol biologico (materia prima acquistata quindi senza fumi o scarti come per altre distillerie) mentre per il ginepro l’origine è più che garantita. «Pochi lo sanno – dice Gabriele – ma i migliori gin al mondo vengono prodotti utilizzando quello che viene dall’Appennino umbro-marchigiano. Nel 1720 l’inglese Webb James si trasferì in Toscana proprio per procurarlo e fornirlo alle aziende di Oltremanica. La sua azienda ancora c’è e noi siamo i suoi unici clienti italiani».