di Francesco Castellini
Un grande prestigioso ospite alla Stranieri. L’aula magna dell’ateneo perugino ha accolto con calore e affetto Uto Ughi, tra i maggiori violinisti del nostro tempo, autentico erede della tradizione che ha visto nascere e fiorire in Italia le prime grandi scuole violinistiche.
Grazie alla collaborazione con il progetto “Omaggio all’Umbria”, curato da Laura Musella, il grande violinista di fama internazionale ha tenuto una lectio magistralis dal titolo “I giovani e la musica”, affiancato dal rettore dell’ateneo Giovanni Paciullo.
E di fronte ad un pubblico stratificato, composto da generazioni diverse, il musicista ha letteralmente incantato, per una volta tanto, non con il suo magico strumento, ma con le parole.
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Ha raccontato di sé, della sua educazione musicale, della fortuna di aver avuto fin dalla più tenera età dei grandissimi maestri. Lui, che ha mostrato uno straordinario talento fin dalla prima infanzia. Lui che ha iniziato con un violino giocattolo e che già all’età di sette anni si è esibito per la prima volta in pubblico eseguendo la Ciaccona dalla Partita n° 2 di Bach ed alcuni Capricci di Paganini.
Ha eseguito gli studi sotto la guida di George Enescu, già maestro di Yehudi Menuhin. Ed era solo dodicenne quando la critica scriveva: “Uto Ughi deve considerarsi un concertista artisticamente e tecnicamente maturo”.
E da lì, lui e il suo violino, ne hanno fatta di strada. Ha iniziato le sue grandi tournèes europee esibendosi nelle più importanti capitali europee. Da allora la sua carriera non ha conosciuto soste. Ha suonato in tutto il mondo, nei principali Festival con le più rinomate orchestre sinfoniche tra cui: la Concertgebouw di Amsterdam, la Boston Symphony Orchestra, la Philadelphia Orchestra, la New York Philharmonic, la Washington Symphony Orchestra e molte altre, sotto la direzione di maestri quali: Sargent, Celibidache, Colin Davis, Leitner, Prêtre, Rostropovich, Sinopoli, Sawallish, Mehta, Masur, Barbirolli, Cluytens, Chung, Ceccato, Maazel.
Un artista che non limita i suoi interessi alla sola musica, ma è in prima linea nella vita sociale del Paese e il suo impegno è volto soprattutto alla salvaguardia del patrimonio artistico nazionale.
In quest’ottica ha fondato il festival “Omaggio a Venezia”, e poi il festival “Omaggio a Roma”.
Il 4 settembre 1997 il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro gli ha conferito l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce per i suoi meriti artistici. Nell’Aprile 2002 ha ricevuto la Laurea Honoris Causa in Scienza delle Comunicazioni.
Un uomo di talento e di classe.
Il Maestro Uto Ughi suona un violino Guarneri del Gesù del 1744, forse uno dei più bei “Guarneri” esistenti, che possiede un suono caldo dal timbro scuro, e uno Stradivari del 1701 denominato “Kreutzer” perché appartenuto all’omonimo violinista a cui Beethoven aveva dedicato la famosa Sonata.
Un artista che sa bene coniugare tecnica e pensiero. Perché sa che non può esserci espressione autentica se non coniungando insieme sudore e conoscenza.
Ed ecco allora che i suoni che riesce divinamente a creare sono il frutto di un’esperienza umana intensa, rigorosa e coerente. Sempre mosso da principi guida, quali: “La musica è un linguaggio di fratellanza e l’orchestra è l’embrione della società, perché tutti devono ascoltare anche le voci degli altri”.
O anche: “La musica ha una fondamentale componente spirituale. Rende meno arida, meno egoista, meno violenta la società”.
E dunque: “La musica può sicuramente aiutare un risveglio delle coscienze, perché un paese che scade moralmente inevitabilmente scade anche culturalmente”.