Umbriaoggi.it non e’ un blog che si occupa normalmente di cronaca nera ma, nello spirito di occuparsi di persone e professionisti eccellenti, ha avuto l’onore di intervistare l’ Avvocato Nadia Trappolini che insieme all’ Avvocato Giovanni Rondini ha ottenuto questo imporante risultato processuale
“Avvocato Trappolini, è soddisfatta di questa sentenza definitiva?”
“c’è molta soddisfazione. La sentenza ha dettato un importante punto fermo in questa dolorosa vicenda che si protraeva da sette anni e che, in ogni passaggio in aula, rinnovava il dolore della famiglia di Alessandro che, con grande compostezza e dignità, ha ascoltato anche i particolari più scabrosi relativi alla sua morte violenta. C’era bisogno di questa pronuncia per mettere la parola fine a questo strazio, tra l’altro acuito dalla rimessione in libertà dei Menenti per decorrenza dei termini di custodia cautelare.”
“In fondo è stata confermata la sentenza della corte d’assise in primo grado del Giudice Gaetano Mautone… Cosa puo’ dirci a proposito?”
“La sentenza di ieri ha pienamente confermato l’impianto accusatorio e il lavoro certosino svolto fin dai primissimi istanti dopo l’omicidio dalla Squadra mobile della Questura di Perugia e dalle dottoresse Antonella Duchini e Gemma Miliani; è stato sposato il percorso motivazionale dei Giudici della Corte d’Assise di Perugia Gaetano Mautone e Nicla Flavia Restivo, che – non dimentichiamolo – è comunque rimasto integro anche nelle sentenze della Corte d’Assise di Appello di Perugia (Dr. Giancarlo Massei e Andrea Battistacci) e nella cosiddetta sentenza bis della Corte d’Assise d’Appello di Firenze.”
“Cosa pensano i genitori di Alessandro Polizzi?”
“I genitori e il fratello di Alessandro devono comunque scontare il loro ergastolo quotidiano, perché Alessandro non c’è più, non potrà mai diventare uomo, costruirsi una famiglia, crescere i propri figli, perseguire i propri progetti. Loro ogni domenica vanno al cimitero a trovare il figlio e nulla potrà cambiare questo; certamente, però, hanno accolto con molto sollievo e molta soddisfazione questa pronuncia perché nelle aule giudiziarie Alessandro ha avuto giustizia.”
“Cosa l’ha impressionata maggiormente di questa vicenda giudiziaria?”
“Questo processo è stato per me e per il collega Giovanni Rondini, che insieme a me ha assistito la famiglia di Alessandro, una vicenda che è andata oltre al piano professionale, perché certamente c’è stato un coinvolgimento emotivo fortissimo. Ho vissuto a fianco dei genitori tutte le tappe del processo, fin dalle indagini ed ho condiviso il loro dolore e la loro incredulità per questa vicenda. In questi sette anni mi ha impressionato moltissimo l’efferatezza del delitto, la sua brutalità e il fatto che, in tutto questo tempo, Riccardo Menenti non abbia mai mostrato un segno di ripensamento, di pentimento, che non abbia mai abbassato lo sguardo dinanzi alle immagini del corpo martoriato di Alessandro durante la proiezione in aula e che non abbia mai sentito l’esigenza di chiedere perdono ai genitori del ragazzo che aveva ucciso, nonostante le decine di udienze celebrate in questi anni, durante le quali si trovava a pochi metri di distanza da loro. Anzi, approfittando della temporanea libertà ritrovata a Gennaio scorso per la decorrenza dei termini di custodia cautelare, ha rilasciato una lunga intervista per una trasmissione televisiva RAI, per giustificare la sua condotta e per raccontare – ancora – una dinamica del delitto del tutto fantasiosa e già smentita dalle prove scientifiche e da tutte le sentenze delle Corti d’Assise. Ora, anche questo è finito. La verità è consacrata in maniera definitiva.”