Ciao caro Luigi Necco.

Si è spento il volto storico di novantesimo minuto.

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luigi necco

Luigi Necco ha iniziato la sua partecipazione a novantesimo minuto di Paolo Valenti, alla fine degli anni 70, quando le immagini calcistiche in tv arrivavano con il contagocce (rispetto alla cascata di partite e di servizi riguardanti il calcio che imperversano su tutti i canali tv, specializzati e non).

Era il tempo in cui la tv era in bianco e nero, quando nel tardo pomeriggio si era in trepida attesa per vedere la sintesi delle partite di serie A.

Nei collegamenti in diretta dallo stadio San Paolo di Napoli e dal Partenio di Avellino appariva sempre Luigi Necco con il suo faccione simpatico e da buono, un professionista scrupoloso a volte sottilmente ed elegantemente ironica, era solito chiudere il servizio con un inconfondibile saluto con la mano, simbolo della sua spontaneità e del suo spirito puramente napoletano. L’ironia e la signorilità sono stati gli elementi essenziale  di Luigi Necco nel raccontare le fasi salienti delle partite del Napoli e dell’Avellino, ebbe la fortuna di poter narrare i due scudetti del Napoli e una Coppa Italia, quegli eventi straordinari e spettacolari non potevano aver miglior cronista.

Luigi Necco non era soltanto il volto del calcio, è stato un giornalista di inchieste ed ha raccontato le mille sfaccettature e contraddizioni della sua Napoli, era anche un appassionato di archeologia e condusse anche una trasmissione intitolata “l’Occhio del Faraone”. Alla fine degli anni 90, ereditò da Antonio Lubrano la trasmissione “mi manda Rai 3”.Proprio in occasione di una delle puntate di questo storico programma, ebbi l’occasione di sentirlo al telefono, per chiedergli di ascoltare anche le ragioni di una associazione di Imprese nel settore delle telecomunicazioni che a quel tempo rappresentavo, e lui scherzosamente mi disse “Se non mantengo quello che ho promesso, le offro un caffè”, quel caffè non me lo ha offerto perché mantenne la parola data, per questo ne ho un ricordo colmo di stima e di affetto.

Ciao, caro Luigi Necco…

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