L’Umbria ha per vocazione e tradizione, l’usanza di mettere in tavola per Ferragosto, la famigerata oca arrosto, sono infatti diverse le sagre dedicate a questa pietanza, quella di Bettona (Perugia), Torchiagina (Assisi), Corbara (Orvieto) e Collesanto-Antria (Magione). Spesso non tutte le oche cucinate, provengono da allevamenti locali, molte arrivano da Austria, Polonia, Russia e Ucraina, a prezzi bassi e senza garanzie sulla loro qualità. Ciò premesso è importante assicurarsi che la vostra oca sia di allevatori della nostra regione, meglio ancora se allevata a terra da un contadino-allevatore di fiducia, saprete cosa mangerete, poi il gusto e il sapore saranno nettamente superiori.
Il commento di un allevatore di oche, associato Cia, Agricoltori italiani Umbria, Sauro Pippi
«Alleviamo circa tremila oche di razza francese, le oche di Tolosa, con un peso di 5-6 chili le femmine, fino a 8 i maschi. I nostri clienti sono le sagre e qualche agriturismo. Negli ultimi anni – conferma Pioppi – registriamo un forte ritorno al consumo di oca anche dai cittadini privati che richiedono nel nostro punto vendita e macelleria l’oca da cucinare a casa. Tra luglio e agosto avviene l’80% delle vendite. Ma allevarle non è facile: servono ampi spazi per il pascolo. Inoltre, l’oca soffre molto il caldo e in questo periodo c’è un minore accrescimento, mentre reagisce bene all’inverno». Sottolinea Pippi: «All’inizio si svezzano con soia, mais e orzo che produciamo sui nostri terreni, con l’aggiunta di un complesso vitaminico, poi vengono nutrite con un misto di grani di alta qualità. Si tratta di allevamenti estensivi che richiedono circa 300 mq ad oca per il pascolo all’esterno. Questo garantisce vera qualità, carni genuine e non troppo grasse».