Vuoi per il desiderio di natura e di aria aperta, (dopo un periodo di clausura forzato per il Covid-19), vuoi per uno spettacolo che imperversa sui social e sui media nazionali, sta di fatto che in questo anno si registra un flusso di visitatori da record, sul Pian Grande di Castelluccio, tanti turisti, automobili, moto e camper che potrebbero creare problemi agli equilibri della zona.
Infatti, in vista dei prossimi fine settimana, Legambiente lancia un appello alle istituzioni affinché vengano creati dei piani per arginare e organizzare al meglio un cosi’ vasto numero di persone e mezzi sull’altopiano più grande dell’Umbria.
L’appello di Legambiente
In particolare, secondo l’associazione, se è vero che «fortunatamente i visitatori continuano a prediligere questo territorio», è altrettanto corretto intervenire «con scelte di mobilità sostenibile per garantire la conservazione di in uno degli altipiani più vasti dell’Italia centrale, senza – dicono Zara e Nicoletti – pensare a proposte costose e inutili come gli impianti a cremagliera, una soluzione semplice e di poco impatto ci sarebbe ed è un Regolamento degli accessi e per lo stazionamento automezzi proposto già nel 2018 dal Parco dei Sibillini e mai applicato, che garantirebbe l’interesse degli abitanti e delle attività economiche e la salvaguardia dei luoghi evitando il parcheggio sui prati e la sicurezza delle persone». Il documento, ricordano i due ambientalisti, prevede «un piano modulare con aree di sosta con chiusura fino ad esaurimento dei posti, cominciando da quelle più prossime al centro abitato, come l’anello stradale intorno a Castelluccio, altre successive aree di sosta per auto e per pullman a Forca di Presta, Forca di Gualdo e Scentelle, fino a quelle previste al Bivio Norcia-Arquata e dal Bivio da Arquata-Montegallo da attivare dopo il completamento delle prime».
Come noto la gestione così concepita degli accessi prevede «un servizio di navette tra Norcia e Scentinelle e tra Arquata e Forca di Presta, l’utilizzo di sistemi semaforici e il presidio di personale autorizzato a regolare gli accessi e controllare che tutto avvenga secondo le regole», ma che secondo Zara e Nicoletti non si discosta dalla normale gestione di qualsiasi area protetta, e al quale tranquillamente si adeguano i turisti che vogliono fruire di patrimoni naturali unici». La chiamata di Legambiente, che più volte ribadisce come «l’afflusso turistico sia una boccata d’ossigeno per il territorio dopo la crisi causata dal terremoto e il lockdown», è finalizzata ad aprire una riflessione più ampia per «evitare di sostenere un modello di turismo che non fa i conti con le fragilità di un contesto ambientale che ha bisogno di attenzione e di una programmazione per consolidare la sua rinascita nell’ottica della sostenibilità ambientale in cui deve emergere in maniera autorevole il ruolo del Parco per le soluzioni più adeguate e innovative per mitigare e ridurre le pressioni sugli ecosistemi che propone e non quelle che subisce».
(Fonte: umbria24.it, foto: umbriajournal.it)