Liberi dalla schiavitù feudale di servi della gleba, gli italiani, dopo il mille, s’inurbarono animando i borghi popolati da mercanti, imprenditori e artigiani.
Gubbio, rivale naturale di Perugia, nel 1155 aveva già rioccupato i castelli del confine. Il rinvigorire di Gubbio è da attribuire al Vescovo Ubaldo (aveva nel 1054 “conquistato” l’atroce imperatore Federico Barbarossa). Ubaldo mise a dimora i presupposti morali che anticiparono il libero comune. Difatti quasi due secoli più tardi, germogliò l’acropoli, dopo cruente lotte tra ghibellini e guelfi che furono i definitivi vincitori.
Così nel 1338 Gubbio deliberò gli statuti che praticamente ebbero vigore fino allo Stato Pontificio dell’ottocento.
Nel 1384 la magistratura eugubina invocò l’aiuto dei duchi di Montefeltro per essere così Gubbio protetta e pacificata da tremende ed estenuanti lotte fraticide.
La Signoria fu generosa con il libero Comune, tanto che Papa Leone X, nell’anno 1519, elevò Gubbio capitale del territorio ducale. Gubbio nel ‘200 si dotò di “vigoroso” Stemma Comunale: il monte Ingino a cinque gobbe sopra Porta Vittoria, la principale della città; più tardi nel 1324, la casata regnante francese d’Angiò onorò Gubbio con i suoi tre gigli d’oro “a lambello” cuciti in campo azzurro.
Ebbero origine i Quartieri: S. Martino, S. Giuliano, S. Andrea e S. Pietro.
Gubbio medioevale ha suo centrale forum in Piazza 40 Martiri (già mercato), migliore approdo per la visita della città (posteggi). Una veduta eccelsa si innalza sopra le Logge dei Tiratori. Le Logge, dapprima Ospizio nel ‘300, divennero nel 1600 officina di tessitura e tintura della lana che in Gubbio raccoglieva la maggiore corporazione: le Logge sono opificio antico unico e senza uguali in Europa
Attaccata alle Logge si trova la Chiesa di Santa Maria dei Bianchi o dei Laici, con cripta originale del 1313 affrescata dalla scuola del Palmerucci, sede della Confraternita laica che confortava i condannati all’impiccagione nel patibolo installato sulla “montagnola”, modesto rilievo nei prospicienti giardini pubblici.Dirimpetto alle Logge dei Tiratori si erge il complesso monumentale dei Minori Francescani conventuali che include – ben evidenziata – la casa e il fondaco del Beato Giacomello Spadalonga, amico di S. Francesco, al quale donò il “bigello”, primo Sajo Bigio o divisa dell’Ordine Francescano.
Dell’insieme fa parte la Chiesa di S. Francesco, sola a Gubbio a tre navate gotiche edificata nel sec. XIII pochissimi anni dopo la morte di S. Francesco. Mostra tre absidi con campanile gotico cistercense ottagonale; nell’abside di sinistra Ottaviano Nelli realizzò il suo “Ciclo Pittorico” capolavoro, narrando, in riquadri, la storia della Vergine Maria… firmandola col suo autoritratto, nel primo decennio del 1400. Scendendo al chiostro della Pace marcatamente romanico, s’ammirano portali e bifore gotiche della Sala del Capitolo e del Refettorio con ambone originale.
Si passa all’altro chiostro delle Cento Celle dove c’è una preziosa raccolta d’arte principale in Gubbio specialmente per raffinati lavori d’oreficeria argenteria e di ceramiche apulo-greche.
Ritornati in piazza, andando a destra, si può osservare il Monumento ai Caduti realizzato dall’artista Enrico Cagianelli, raffigurante in bronzo un milite ignoto e , scolpito, Braccio da Montone a cavallo ed i Ceri, monumento inaugurato il 16 maggio 1924 da Re Vittorio Emanuele III.
A sinistra delle Logge dei Tiratori ha inizio Via Piccardi (già dell’Oca) con il più bello scorcio sull’Acropoli. Salendo s’incrocia Via dei Battilana e Via delle Conce, ammirabili vicoli “supporto” delle Logge dei Tiratori.
Giunti all’incrocio di Via Cristini, sotto l’arco di una torre medioevale, ci si inoltra facendo attenzione di guardare, al numero civico 21, la Casa Medioevale (“Fondaco”, “Porta
del Morto” e “Feritoia”) abitazione civile più antica di Gubbio, sec. XII. Si arriva così a Piazza S. Giovanni: goduta la purezza romanica della facciata (XIV), del portale e della torre campanaria, all’interno si può ammirare, entrando a destra, un Fonte Battesimale di Ceramica in formelle con altorilievi del ‘500.
Si prosegue poi per Via Beni, più in alto della parallela Via Cristini, per vedere gli Orti Ghibellini, orti ricavati dall’abbattimento di case d’abitazione civile di esiliati e “banditi” ghibellini, per poi salire sotto il grande arco sotto il grande arco della Reggia di Guidobaldo Duca di Montefeltro, in via Baldassini. Da qui si scorge l’Acropoli a distanza ravvicinata con i maestosi Archi di Piazza Grande, pensile, costruita dopo i Palazzi Pubblici nel 1481.
Subito a destra la Casa di S. Ubaldo di proprietà della Università agli Studi di Perugia che la vitalizza culturalmente con un permanente Centro Universitario di Studi Umbri. L’edificio, di stile gotico, con delicati affreschi d’angeli all’interno dell’arco delle finestre è del tardo trecento, ma contiene un nucleo murario all’interno, risalente al mille: tradizione vuole appunto che qui abbia avuto i suoi natali S. Ubaldo.
Salendo il Montarone (via Galeotti) si giunge a Piazza Grande. Scenario straordinario: a sinistra Palazzo Ranghiasci neoclassico, costruito nell’ottocento, con meravigliosa Cappella Palatina di S. Luca. A destra il merlato, guelfo, Palazzo dei Consoli che era il Parlamento del trecento. La sua costruzione fu deliberata nel 1322 ed iniziata nel 1332; nel 1338 il Palazzo fu inaugurato per impulso del Petrarca: esattamente il 21 aprile, ricorrenza del Natale di Roma. Per ultimo fu elevata la torretta e l’orologio pubblico nel 1389 (inopinatamente l’orologio fu asportato nel 1913). Autori del Palazzo, romanico con leggerissimi accenti gotici, furono Angelo da Orvieto, che firmò il portale e le due bifore centrali, mentre il grosso è attribuito all’eugubino Matteo Gattapone.
Nella torretta è installato il Campanone, la civica campana “laica” del libero Comune, rifusa nel 1769. Dal lontanissimo medioevo la Compagnia dei Campanari fa risuonare, soave e possente, il Campanone emozionante per ogni eugubino. La “alzata” del Campanone (che viene mosso con i piedi e con le mani) è sempre spettacolare; fa scrosciare applausi ed ovazioni il pubblico la bravura dei Campanari che si tengono in precario equilibrio a volanti nodi di corde sospese nel vuoto. Il Campanone, con i suoi venti quintali di peso, ravviva le date più care e festose al cuore degli eugubini, specialmente per la Festa dei Ceri.
Il Campanone
A Piazza Grande, frontalmente al Palazzo dei Consoli, si può visitare il Palazzo dei Priori, ancor oggi sede dei più importanti Uffici Comunali. Questo edificio, ove l’attuale Sindaco svolge la sua attività amministrativa, è di stile prevalentemente gotico ed è incompiuto. Fu elevato dopo il gemello Palazzo dei Consoli e si regge, con eccezionale equilibrio, su di un lungo pilastro centrale che a sua volta regge su arco rampante a livello della sottostante via Baldassini, raccogliendo, assieme ai muri perimetrali del Palazzo, senza contrafforti, il peso delle crociere gotiche che si slanciano su ogni piano da un unico pilastro: l’ultima crociera ricopre una vasta sala detta la Larga che fino all’ottocento costituiva la Patria Galera.
Sempre da Piazza Grande si possono salire le scalette che portano in via Galeotti, caratteristica via che fa da raccordo, con spettacolari fughe d’archi e volte, con via Federico da Montefeltro.
Salendo ancora si vede, dentro una “cantina” medioevale, dell’elegante Palazzo dei
Canonici, segnalata da antica targa in “palombino”, la Botte dei Canonici “assemblata” nel 1500, senza cerchi metallici, ma con giochi di travi lignei. Rara genialità artigiana locale: “Tiene quista botte barili 387 (un barile al giorno; due per le feste comandate!)”.
Ancora più avanti c’è da sostare per scoprire il Voltone, antico Arengo del “vecchio” Palazzo dei Consoli. Entrandoci , a sinistra, ci si può immettere nel Giardino Pensile del Palazzo Ducale da dove si può godere un vasto panorama.
Riprendendo a salire si giunge al Palazzo Ducale, fatto erigere, nella seconda metà del ‘400, dall’eugubino Federico, Duca di Montefeltro, nato nel Castello di Petroia di Gubbio il 7 giugno 1422, figlio di Guidantonio da Montefeltro e della “damigella di corte”, eugubina, Elisabetta degli Accomanducci e legittimato da Papa Martino V.
Il Palazzo Ducale ed il mirabile Cortile d’Onore furono disegnati e costruiti da Francesco di Giorgio Martini che così materializzò nel 1477 la primaria gloria artistica rinascimentale eugubina, esaltata anche da una poesia di D’Annunzio. All’interno soffitti e cassettoni con formelle dorate; camini finemente scolpiti in pietra arenaria conservano ancora tracce d’oro e di lapislazzuli che coloravano racemi e delicatissimi ornamenti. Ma il più bell’arredo del Palazzo Ducale è costituito da due ante (porta) intarsiate raffinatamente nel ‘400, vero capolavoro di ebanisteria lombarda. Dappertutto sono effigiati stemmi e ordini cavallereschi e la sigla Fe Dux, la cui corte Urbinate ed Eugubina lasciò splendori d’arte universali che primeggiano anche alla Brera di Milano.
Palazzo Ducale
Lasciato il Rinascimento si ritorna nel … medioevo: proprio dinanzi all’ingresso del Palazzo Ducale s’innalza la facciata del Duomo o Cattedrale, in cui ci sono reperti del “vecchio” Duomo che qui sorgeva. Varcata la soglia si resta stupiti per gli originali archi gotici trecenteschi che sostengono la copertura della principale chiesa di Gubbio. Avanzando si vede, a destra, la Cappella del Sacramento o Sperelli, creata nel ‘600: il più bell’esempio di raffinata arte barocca di Gubbio e forse della Regione per la sua unitarietà di stile e delicatezza di forme e di colori; il pittore Allegrini realizzò sostanzialmente questo gioiello ricco di marmi multicolori. Continuando verso l’abside si nota l’originale altare centrale “confessionale” con mensa monolita poggiata su archetti trilobati bizantini: sotto l’altare dentro Sarcofago romano si conservano i corpi dei primi Santi Patroni eugubini Giacomo e Mariano, africani, martirizzati vicino a Cartagine e qui portati, per non farli trafugare, nel secolo III d.C.. A sinistra dell’altare si ammira il seggio dei Magistrati cittadini e la Cattedra Vescovile ed il Coro di G. Maffei del ‘500. A destra si può visitare il Museo Diocesano.
Duomo (facciata) |
Duomo (interno) |
Ridiscendendo Via Federico da Montefeltro ed anche le scalette di Mastro Giorgio si arriva alla Chiesa di San Francesco della Pace, perché qui alloggiò, dopo l’ammansimento, il lupo descritto nei Fioretti di San Francesco. All’interno c’è l’altare la cui mensa è la pietra massiccia da dove Francesco pattuì la Pace col feroce lupo e vi è la Pietra Sepolcro del lupo medesimo, unico animale sepolto in terra consacrata. Nei locali soprastanti la chiesa c’è la sede della Università dei Muratori, Scalpellini ed Arti Congeneri per questo la chiesa è anche chiamata Chiesa dei Muratori.
Proseguendo per via Savelli si arriva alla Chiesa gotica di Santa Maria Nuova edificata nel sec. XIII. Nell’interno si conserva l’affresco più pregevole del più illustre pittore eugubino Ottaviano Nelli. Si tratta della Madonna detta del Belvedere e raffigura la Vergine con il Bambino tra S. Pietro e S. Antonio ed i “commissionanti” Conti Pinoli. Segnaliamo anche, all’interno della chiesa, due pregevolissime urne in legno dorato nelle quali fu riposto per secoli il corpo di Sant’Ubaldo.
Andando avanti si scorre dinanzi la Chiesa di San Giovanni Decollato o dei Neri, di stile barocco, affidata alla famiglia ceraiola antoniana che vi celebra i riti del Santo del Cero: Antonio Abate.
Poco sopra c’è la Chiesa di Sant’Andrea che, a destra in basso, lascia vedere mura poligonali ed umbre ed i resti del Tempio di Giano. La chiesa è del XIII secolo ed è sovrastata dal monastero di S. Marziale.
Ripercorrendo via Dante si arriva alla torre di Porta Romana, la meglio conservata delle porte eugubine.
Porta Romana
Dopo averla oltrepassata, appare la Chiesa di Sant’Agostino iniziata nel 1249 con la marcata caratteristica di avere per contrafforti grandi torrioni esterni. La facciata, del settecento, nasconde quella originale medioevale; all’interno nell’arco trionfale gotico risalta affresco del Giudizio Universale del Nelli che, nell’abside, ha affrescato, in esaltante bellezza, la vita di Sant’Agostino.
Dalla Piazza di Sant’Agostino facendo pochi passi, si può giungere alla stazione di partenza della funivia.
L’impianto funivia, unico servizio del genere per la regione Umbria, collega rapidamente (sette minuti circa) la città alla Basilica di Sant’Ubaldo. Consente di godere uno splendido panorama della città e dell’altopiano eugubino.
Rientrando in città si discende per Corso Garibaldi ed a sinistra l’Edicola di Sant’Ubaldo, copia della statua del Bernini che si trova a Roma nel colonnato di San Pietro.
Passando dinnanzi la Chiesa romanica della S.S. Trinità, per via Armanni si discende alla Chiesa Abbaziale di San Pietro la più antica entro le mura.
La facciata lascia nettamente intravedere tre epoche costruttive: una del sec. VIII, altra del ‘300 e l’ultima del ‘500. Della prima, la più marcata, restano notevolissimi reperti nella parte bassa della facciata: colonne e pietre augustee romane con figure umane e di animali scolpiti in rilievo ed ornamenti vari in capitelli sui quali poggiava porticato. All’interno emergono capolavori dei maestri falegnami eugubini Antonio e Giovanni Maffei che hanno intagliato e scolpito l’altare centrale e l’organo (1500) ed anche gli splendidi arredi mobili della sagrestia. L’altare centrale è del Valli (1668).
Tornando in Corso Garibaldi si trova la Chiesa di Santa Maria dei Servi (1510) coi suoi delicati “stucchi” e “cornici” barocchi. Nella facciata primeggia, sopra il rinascimentale portone in arenaria una meridiana perfettamente conservata.