Il grande cuore dei medici e la “mela marcia”

"Se la paziente sta male non posso visitarla"

0
397

“Se la paziente sta male non posso visitarla” potrebbe sembrare il titolo di uno sketch da cabaret. Eppure sono le parole che le mie incredule orecchie hanno ascoltato stamattina da un medico geriatra che avrebbe dovuto visitare mia zia giunta quasi alla soglia dei 90 anni, ma che il professionista si è rifiutato di visitare.

Premetto che tra i miei familiari ho due persone anziane che, a causa delle diverse patologie, accompagno frequentemente a fare visite di controllo. Ho sempre incontrato professionisti altamente qualificati e che possiedono un’ampia conoscenza medica e un grande cuore.

Ringrazio tutti i medici incontrati fino ad oggi poiché, senza la loro dedizione e professionalità, forse mia zia e mia madre non sarebbero più in vita.

Grazie alle loro abilità e competenze, i medici sono in grado di diagnosticare e curare le malattie, alleviare il dolore e salvare vite umane e fornire sostegno emotivo nei momenti difficili.

Accade così che questa mattina accompagno mia zia ad una visita geriatrica, prescritta dall’ottimo medico di famiglia che abbiamo scelto. Faccio accomodare mia zia e l’assistente familiare in sala d’attesa e chiedo dove si trova l’ambulatorio del professionista in geriatria.

La visita geriatrica più breve della mia vita

Nel frattempo mia zia lamenta un lieve senso di nausea (nausea della quale soffre durante  viaggi in macchina anche brevi).

Mi apostrofa un personaggio dello sketch da cabaret completamente imprevisto del quale mi rendo mio malgrado, attrice non protagonista. “Signora, se la paziente sta male poteva prenotare i prelievi a domicilio”.

Spiego con la calma acquisita solo dall’ essere coach professionista che mia zia non deve fare un prelievo ma una visita dal geriatra. Nel frattempo mia zia si siede in posizione comoda, e con l’aiuto dell’assistente familiare respira profondamente per alleviare il disturbo (che in pochi minuti scompare).

Nel frattempo appare il geriatra (che non vede mia zia poiché la sala d’attesa è in un’altro ambiente) e fidandosi di ciò che presumo  ha sentito dire in sala d’attesa mi apostrofa: “Perché ha portato la paziente in ambulatorio se sta male? Io non posso visitarla”.

“Perché ha portato la paziente in ambulatorio se sta male? Io non posso visitarla”

La frase mi suggerisce un meme da suggerirre commedia brillante, quindi cerco di entrare nel personaggio di uno sketch da cabaret e non solo. Cerco  di ricordare tutte le tecniche acquisite nei corsi professionali di coaching per cercare la migliore versione di me stessa e rispondo: “Quando siamo partite da casa non stava male, e comunque soffre frequentemente di senso di nausea”. Il geriatra del cabaret di questo sketch risponde imperturbabile. “Se la paziente sta male non posso visitarla”.

In meno di una frazione di secondo cadono tutte le mie certezze sul ruolo dei medici. Sono cresciuta con l’autentico convincimento morale che i medici si occupassero di visitare i pazienti malati.

Evoco di nuovo la versione migliore di me stessa e chiedo, con gentilezza: “Posso chiederle due cose dato che ormai sono qui e ho la documentazione sanitaria?” Il professionista risponde spiccio: “Chieda pure, ma devo vedere la paziente, e se la paziente sta male non posso visitarla”.

Continuano a frantumarsi tutte le mie certezze mentre la paziente (mia zia) supera il senso di nausea (e avrebbe potuto essere tranquillamente visitata).

Chiedo comunque una delle due cose (chiedere la seconda sarebbe stato un rischio per la mia ipertensione) porgendo l’oggetto della richiesta del medico di base (che il professionista si rifiuta di leggere) e  sentenzia: “Per questa valutazione non si deve rivolgere ad un geriatra ma ad uno psichiatra”. Dando per scontato che il medico di base non conosce la differenza tra i due specialisti.

Chiamo perciò il medico di base che capisce la gravità della situazione e inserisce mia zia tra un appuntamento e l’altro nel suo ambulatorio. Si occupa di tutto ciò che avrebbe dovuto fare lo specialista e ribadisce che a mia zia occorre un geriatra e non uno psichiatra (dal quale forse dovrei andare io dopo questa esperienza).

Le “mele marce”: medici negligenti nella cura dei pazienti

Ammiro i medici per la passione e la dedizione che hanno per il loro lavoro, che spesso li spinge a superare sfide e difficoltà per curare i pazienti. Tuttavia, come in ogni professione, ci possono essere alcune “mele marce”, cioè alcuni individui che non seguono i valori etici e morali della professione. Questi individui possono essere negligenti nella cura dei pazienti.

È importante sottolineare che la maggior parte dei medici sono professionisti altamente qualificati e competenti, che lavorano con un grande senso di responsabilità e umanità nei confronti dei loro pazienti. Ma, come in qualsiasi professione, esistono anche alcuni individui che possono mettere in pericolo la reputazione e la fiducia della professione stessa.

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo sui Social