L’Umbria possiede luoghi imprevedibili, vicini a noi ma lontani dalle nostre menti. Esiste un luogo, dove magia e fantasia, sacro e profano, illusione e realtà, si intersecano come in un gioco.
La Scarzuola è la costruzione surreale progettata da Tomaso Buzzi, architetto, artista e uomo di cultura tra i più importanti del ‘900.
Ubicata a Montegiove, una frazione del comune di Montegabbione, (TR) La Scarzuola è ancora oggi uno tra i luoghi più surreali, misteriosi ed enigmatici che si possano visitare sul territorio italiano. La storia narra che qui nel 1218 Francesco d’Assisi costruì una capanna con una pianta palustre chiamata “Scarna”, da cui deriverebbe il nome della località.
Nel 1956 fu acquistato da Tomaso Buzzi, un famoso architetto milanese, che restaurò questo luogo per farne la sua “città ideale”, un complesso gioco di strutture mistiche e prospettive esoteriche, dove sacro e profano vengono volutamente mescolati. Dove la magia del luogo incanta chi lo attraversa.
Buzzi lavorò in questo luogo per circa 24 anni. Secondo alcuni la sua opera rimase incompiuta volutamente, perché mantenerla in continua costruzione ed evoluzione significava rappresentare il caos universale, un’incompletezza che avrebbe stimolato la fantasia dei visitatori. Quasi una sfida: se vuoi capire apri la tua mente, sembra questo il monito.
Seminascosta, protetta dal verde e dagli sguardi indiscreti, la Scarzuola è luogo magico esoterico nel quale ci si immerge quasi per caso e da cui si esce non solo suggestionati, ma profondamente mutati. Proprio per questo, la magia di questo luogo apre le menti predisposte a farlo. Un misto tra sacro e profano, tra realtà distorta e surreale, il tutto raccontato da Marco Solari, nipote di Tommaso Buzzi che l’ha ereditata e proseguito finendolo il progetto dello zio.
Sin dall’ingresso di questo giardino segreto si ha la sensazione di dover abbandonare ogni schema mentale ed ogni più ferma convinzione per apprezzare e comprendere un percorso che vuol essere al contempo esperienziale ed iniziatico.
Qui l’acqua è l’elemento dominante e vi accompagnerà nel cammino iniziale fino ad una fonte su cui si erge la prima costruzione di Buzzi, un leone che porta sulla schiena un simbolo simile all’infinito. Ispirato alla magica astrazione del parco dei Mostri, il giardino della Scarzuola fonde il reale con il surreale, con l’immaginario, con il fantasmatico, costruendo un rapporto intimo con la natura circostante e confondendolo a volte.
Si intravedono nelle radure nascoste statue dal corpo umano e testa d’animale, guardiani del giardino, simboli massonici e creature dalle fattezze indefinite. Sappiate che non sarà una di quelle visite ordinarie, noiose. Sarà qualcosa davvero fuori dagli schemi, un viaggio che dovrete affrontare a mente aperta, se davvero vorrete riuscire a capire qualcosa delle spiegazioni del pittoresco ( a volte troppo estroso e totalitario) proprietario.
Il materiale principale utilizzato è il tufo che si trasforma, col quale si plasma e poi si distrugge, per poi essere utilizzato per creare qualcos’altro e così all’infinito. La guida, Marco Solari, parla di alchimia, percorsi alchemici, suggerisce il significato dei simboli. Un viaggio misterioso, onirico, stupefacente, sempre presente il dualismo, magia e sacralità.
L’immaginifico stile architettonico di Buzzi fa di questo sito inoltre una sorta di opera teatrale composta da sette spazi scenici tra i quali spiccano il teatro dell’Infinito, del Non-Finito o del Corpo Umano, il teatro delle Naumachie e il teatro dell’Arnia o delle Api.
In uno degli ultimi scorci di quest’opera si trova un tunnel buio che rappresenta il cammino interiore, la distruzione dei sensi ed il riemergere delle paure più insite nell’uomo, a sintetizzare la nigredo alchemica di questo percorso. L’albedo infine sarà costituita dalla luce che riapparirà all’uscita dal tunnel e che catapulterà simbolicamente i visitatori in una nuova vita da cui avranno ancora tutto da imparare.
Una volta terminata la visita magari vi sentirete storditi. Certo, un po’ dal modo di fare del vostro cicerone, un po’ per la bellezza incredibile del luogo e per la sua forte energia. Forse non sarete le stesse persone che hanno varcato la soglia un paio d’ore prima, certamente avrete un sacco di domande, alla quale purtroppo non sarà possibile trovare risposta. Se andrete con predisposizione all’ascolto, apertura mentale spogliata di ogni tipo di pregiudizio, questo luogo vi conquisterà.