La Rocca di Spoleto chiamata Albornoziana tornerà a splendere più maestosa e bella che mai.
Questo è l’obiettivo che si è posto l’Amministrazione comunale di Spoleto.
Molto soddisfatta la vicesindaco Maria Elena Bececco «per quanto fatto finora e per come stanno avanzando procedure e lavori» perché tutto questo «consentirà di ultimare i passaggi finali» del recupero dello storico monumento che domina la città. Di rilevante importanza si sono rivelati i fondi europei destinati all’impresa di recupero. Fondi comunitari che hanno consentito il primo intervento sul complesso della Rocca di Spoleto fin dai primi anni ’80. E fino ad oggi sono stati stanziati oltre 30 milioni di euro per una sinergia Comune di Spoleto, Regione Umbria e Mibact, che ha portato così al rilancio di uno dei monumenti simbolo della città e della stessa Umbria.
Beatrice Covassi, capo della Rappresentanza in Italia della Commissione europea, di recente ha visitato il complesso con il commissario europeo alla cultura Tibor Navracsis e il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani.
Dopo i lavori iniziali che hanno riguardato il restauro strutturale nel 2007 la Rocca di Spoleto è stata aperta come museo, interessando i due piani di cui è composta con gli spazi espositivi. Ma i lavori sono ormai in fase di conclusione e si sta ora procedendo in maniera abbastanza spedita.
Di certo a rendere ancora più famoso il luogo è anche la fiction televisiva Don Matteo che ha fatto della Rocca di Spoleto un carcere dove molto spesso gravitano i protagonisti, a partire da Terence Hill. E così, dopo lo stop dovuto al terremoto del 2016, ora visitatori e turisti sono tornati a crescere come in passato e nel 2017 sono stati circa 38 mila gli ingressi. Per accedere alla Rocca oggi è possibile avvalersi dell’entrata pedonale in piazza Campello o degli ampi ascensori collocati al termine della breve galleria che si apre lungo il giro della Rocca.
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Come si legge nel sito www.sistemamuseo.it la Rocca Albornoz è un’imponente fortezza che sorge sul Colle Sant’Elia, il punto più alto della città di Spoleto. Edificata a partire dal 1359, fa parte di una serie di rocche volute da Papa Innocenzo VI per ristabilire l’autorità del Pontefice, residente allora ad Avignone, nei territori dell’Italia centrale facenti parte dello Stato della Chiesa.
Per realizzare il suo progetto, il Papa inviò in Italia il potente Cardinale spagnolo Egidio Albornoz, dal quale la fortezza prende il nome, che affidò a Matteo di Giovannello da Gubbio detto “il Gattapone” la direzione dei lavori, protrattisi fino al 1370 circa.
Divenuta negli anni anche residenza dei governatori della città, la Rocca di Spoleto si arricchì di decorazioni ed affreschi, molti dei quali andarono perduti quando la struttura venne trasformata in carcere (1817), funzione che mantenne fino al 1982.
Il recente restauro consente oggi di visitare il castello, di forma rettangolare e difeso da sei imponenti torri, che consta all’interno di due cortili, uno originariamente sede della milizia armata (Cortile delle Armi), l’altro riservato agli amministratori e ai governatori (Cortile d’Onore).
Elemento di collegamento dei due cortili è un fornice decorato alla fine del ‘500 con affreschi raffiguranti sei città appartenenti allo Stato della Chiesa. Notevoli sono poi gli ambienti che si affacciano sulla zona di rappresentanza, tra i quali spiccano il Salone d’Onore, l’ambiente più vasto della Rocca, e la Camera Pinta, che conserva due bellissimi cicli ad affresco di genere profano databili tra XIV e XV secolo. All’interno di quindici ambienti della struttura è inoltre ospitato il Museo Nazionale del Ducato di Spoleto, inaugurato nell’agosto del 2007 in seguito al totale restauro degli ambienti interni della fortezza. Le opere ed i materiali, esposti secondo un principio cronologico, testimoniano la vitalità artistica e l’unità culturale del vasto territorio del Ducato di Spoleto, in un periodo storico compreso tra il IV e il XV secolo d.C.
Reperti datati al IV-V secolo d.C., provenienti da aree funerarie e da edifici di culto, attestano lo sviluppo delle prime comunità cristiane del territorio e, in particolare, del fenomeno del monachesimo, diffuso in tutta la montagna spoletina.
Le preziose opere del periodo altomedievale illustrano la rilevanza politica e culturale che Spoleto assunse quale capitale di uno dei più importanti ducati longobardi della penisola italiana. In particolare, la sezione dedicata ai corredi tombali, provenienti dalla necropoli di Nocera Umbra, è di assoluto rilievo non solo per il pregio artistico, ma anche per la conoscenza dell’organizzazione sociale longobarda.
La seconda sezione del museo ospita numerose sculture e pitture, alcune delle quali di gran pregio, realizzate a partire dal periodo romanico fino al Rinascimento, testimonianze dell’evoluzione artistica della città e del suo territorio.
L’intero percorso espositivo è inoltre corredato da pannelli illustrativi che danno conto della funzione dell’Umbria.