di Stefano Ragni – Primo dei Family Concert della nuova stagione, secondo una formula ben pensata e felicemente realizzata. Un’idea geniale che viene dal cappello di prestigiatore di Marco Pierobon, un trombettista classico di solida formazione accademica, ma disposto a far debordare il suo indubbio talento strumentale verso forme più accessibili di comunicazione.
Ieri pomeriggio, 18 novembre, al teatro Brecht di San Sisto, gli Amici della Musica di Perugia hanno presentato “Trumpet Fireworks” – Le migliori colonne sonore dei telefilm anni ’60, ’70 e ’80, e si sono avventurati in un territorio della divulgazione di alto livello, accogliendo il progetto “Nano, nano, quando la Tv era…” della Funk Orchestra e dello stesso Pierobon.
Il trombettista trentino, reso eccellente dalle presenze nei complessi del Maggio Musicale Fiorentino, dell’Accademia di santa Cecilia, della Chicago Symphony Orchestra, ha saputo giocare “facile” con un repertorio mica tanto semplice, ma certamente in grado di suscitare il consenso anche degli spettatori meno avvenuti.
Con una forma virtuosistica di spessore e una capacità spettacolare da grande star Pierobon ha suonato per oltre un’ora e mezzo il meglio delle colonne sonore dei grandi telefilms di azione degli anni ’70, un’epoca in cui il nostro paese si misurava con gli Anni di Piombo, ma, nel primo pomeriggio, voleva dimenticarsi di tutto e immergersi nelle saghe poliziesche americane, dove tutto era chiaro, soprattutto chi erano i buoni e chi i cattivi.
Ma, a “Odissea nello spazio” innescata, era scattata anche l’ora della fantascienza, con personaggi dalle orecchie appuntite, avvolti in calzamaglie talmente attillate da sembrare un seconda pelle. Invariabilmente eroi che il destino scagliava in fantastiche escursioni verso l’ignoto.
Valendosi della collaborazione di una Orchestra da Camera di Perugia in gran forma, Pierobon è partito da Perry Mason, e da “Vita da strega – I dream of Jeannie”, per atterrare sul sicuro, con il Goldsmith di “Star trek”. Semplicemente geniali questi autori che, in una manciata di minuti, quanto dura una sigla di apertura, dovevano essere in grado di far avvertire quanto sarebbe successo a titoli esauriti. Cinquanta anni di serie replicate, un successo senza precedenti che accompagna, tuttora, le serate di capodanno, in attesa dei fuochi e dei brindisi, con il capitan Kirk che guida la sua astronave dei Pianeti Federati Uniti verso le più misteriose galassie ai limiti dal cosmo. C’è anche un pizzico di filosofia in questa avventura che sembra riprodurre, nell’etere, il grande viaggi dei pionieri american verso il Wilde West, con una musica che riproduce ottimismo e spirito di avventura.
Pierobon, a ogni colonna, prima di impugnare la sua tromba, spiega, racconta ed esemplifica con una certa efficacia. Poi si mette a guidare la compagine strumentale e, tutto a memoria, prodigiosamente, imbocca lo strumento, una pregevole Yamaha con imboccatura Wedge, e parte per il percorso sonoro brillante, entusiasmante, caleidoscopico.
E’ così per “La strana coppia”, 1970, con Oscar e Felix che ripropongono il successo del film di Lennon-Matthau, e per “Sandford and son”, i rigattieri di Los Angeles, padre e figlio. Per “le strade di san Francisco”, musica di Patrik Williams, produzione 1972, in Italia dall’86, la musica indugia sui valori politicamente corretti espressi dal poliziotto Keller, mentre per “Starsky e Hutch”, nel nostro paese dal 1972 per Rai 2, il suono è quello smaltato che ricorda la grande berlina rossa con striscia bianca, la Ford Gran Torino.
“Spazio 1999”, produzione britannica, il suono del cratere Plato, base terrestre sulla luna, sarà l’inizio di una straordinaria espulsione degli umani verso le orbite che seguirà il satellite selenita, sradicato dalla sua orbita e scagliato verso le insondabili galassie. Ritorno sulla terra con le tre splendide ragazze di “Charlie’s Angels”, produzione 1976-1981 in 118 episodi. La vedranno le nostre mamme dal ’72 a Telemondo, e dall’82 a Rete 4.
Con un Pierobon ormai scatenato in una prestazione strumentale sempre più trascinante, è la volta di “Chips”, sulle freeway di Los Angeles, con le mitiche Hurley Davidson e i caschi color blu metallico. Si va verso la fine, con dispiacere, con “Love boat”, con l’intramontabile Dallas di Immel-Conti e con Dynasty, estremo sussulto delle storie di famiglia, prima che i magnati americani di turno ce ne facessero vedere di ben peggiori. Forse è per questo che Pierobon si affida al trombino, suono da diamante.
Alla fine è successo “estremo” di Pierobon, che vorremmo rivedere in un’ altra delle sue avventure. Magari senza i volumi da concerto rock che hanno spazzolato il Brecht, uno spazio teatrale che non ha bisogno di amplificazioni del genere, deformando non poco i timbri degli strumenti. Ricordiamo coloro che li impugnavano, che erano Federico Galieni, Azusa Onishi, Sabina Morelli, Gianluca Pirisi, Alessandro Schillaci, Simone Frondini, Paolo Fantini, Stefano Olevano, il pianista Manuel Magrini, più volte indicato da Pierobon, e Leonardo Ramadori alle percussioni.