Le immagini della misteriosa vita delle Suore di clausura

Il mondo della clausura e le sue oscillazioni visive

0
1271
Calendario Laus Deo

 

 

Quasi beffardamente, la pubblicazione sul finire del 2019 del calendario 2020 “Laus Deo” del Monastero Cappuccine “Santa Veronica Giuliani” di Città di CastelloCalendario Laus Deo fig , è premonitrice di scenari futuri, in parte tuttora presenti. L’iniziativa calendariale, condita di immagini di vita quotidiana segreta per secoli, apre al mondo gli spazi della clausura, frequentati fin dal luglio 1643 dalle cappuccine. La lode a Dio dell’eponima Veronica e delle sue sorelle abbraccia ora i destini dell’umanità.

Riscuotendo già un successo planetario – la notizia è giunta sino a New York – al momento dell’uscita, con lo scorrere del tempo alla curiosità per l’ignoto si è sostituita una seppur parziale conoscenza del noto. Tra chi viveva nella reclusione per la decretale “Periculoso” del 1298 di Bonifacio VIII e chi per il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’8 marzo 2020 – entrambi parzialmente anticipati dalle prescrizioni e costituzioni attive all’inizio del XIII secolo e dal DPCM del 23 febbraio 2020 – una mano è stata tesa: nel rovesciato ritmo di chiusura ed apertura il confine è stato spezzato. Dopo lo sbarco delle monache su Facebook, un’unica rete racchiude i due mondi. Ma quali sono i loro spazi, le loro visioni, i loro contatti adesso che il confronto è possibile?

Sulle orme delle recenti ricerche di Emanuele Zappasodi, rivolgeremo lo sguardo alla tradizione iconografica delle sorores reclusae, per giungere poi alla disamina fotografica del calendario e delle ‘nostre’ case.

Luogo simbolo per eccellenza di separazione dal mondo è la chiesa di Santa Chiara ad Assisi, conforme architettonicamente e spiritualmente alla poco distante e precedente chiesa di San Francesco. All’oscuro della pittorica storia dell’uomo, rappresentata sul transetto sinistro dalla Creazione del mondo e dalla Creazione di Adamo ed Eva, le clarisse devote a Chiara rivolgono alle immagini del coro di San Giorgio la loro contemplazione.

Nell’esclusivissimo privé si dipana la storia di Cristo, dall’affresco dell’Annunciazione di Pace di Bartolo (1340 ca.)

Calendario Laus Deo fig 2 fino alla trionfante Crocefissione lignea proveniente dal convento di San Damiano Calendario Laus Deo fig 3.

Custode del mistero della parola, con cui avrebbe instradato il compito religioso di Francesco (1206), l’opera, vicina per soluzione stilistica alla Crocefissione di Alberto Sotio (1187) nella cattedrale di Spoleto, allo stesso tempo è testimone del miracolo e della continuità con il passato. Già in San Damiano le povere dame davano party solitari fra il coro in cui campeggiava la Crocefissione e l’oratorio affrescato,Calendario Laus Deo fig 4

 

finché non si trasferirono in Santa Chiara, consacrata nel 1265, portandosi l’icona trionfante. Solo sbirciando dalla grata incorporata nell’abside del convento,

Calendario Laus Deo fig 5

le “encarcerate” potevano ricevere l’eucarestia, seguire gli uffici religiosi e, soprattutto, incontrare indiscreti sguardi. Allo stesso modo, le ringhiere dei moderni balconi hanno permesso di ballare e urlare: dal silenzioso appartamento al rumoroso coinvolgimento.

Nel luogo di culto assisiate il velamento della clausura è simbolizzato dal tabernacolo con ante di Rainaldetto di Ranuccio, che raffigura una Madonna col bambino assecondata sui pannelli laterali da otto storie della vita di Cristo. Propulsore delle novità più in voga degli anni a venire, Rainaldetto lancia la moda del tabernacolo con anse dipinte, di cui il più spettacolare esempio locale è quello del Musée Marmottan Monet di Parigi, eseguito dal maestro di Cesi e destinato alle agostiniane della Stella a Spoleto. Nella scansione delle festività liturgiche le reclusae aprivano e chiudevano con cura e delicatezza le ante del trittico, come i reclusi odierni con impaziente foga scartano i pacchi amazon, virale ma ‘salutare’ via d’acquisto durante le costrizioni domiciliari.

In secondo piano rispetto a San Damiano e Santa Chiara, altri complessi quali Santa Maria di Monteluce e Santa Giuliana a Perugia, Santa Maria inter Angelos e San Ponziano a Spoleto, Santa Chiara a Montefalco e Sant’Antonio abate a Cascia segnano le sacre strade ‘a senso unico’ della reclusione umbra. Con un importante balzo temporale, lasciandoci alle spalle le luci medievali, veniamo ora al nostro calendario.

Alla prima istantanea del mese di gennaio, le clarisse cappuccine vengono immortalate mentre sono preghiera verso un Christus patiens.Calendario Laus Deo fig 6 Dando le spalle alle telecamere, chi ingobbendosi, chi alzando lo sguardo fino a scrutare il volto sofferente del salvatore, chi addirittura toccandone i piedi, dimostrano nei loro consueti abiti l’adorazione alla croce. Nessuna si volta in direzione del fotografo, a differenza della schiera di persone che nel solitario periodo del lockdown hanno desiderato più di prima lasciarsi visualizzare sui social network.

 

Calendario Laus Deo fig 7Al folto gruppo di gennaio, nel mese di marzo le ‘cose della clausura’ con i suoi mobili, le sue stoviglie, i suoi panni e i suoi libri accompagnano un Crocefisso ligneo ripiegato nel dolore .

Calendario Laus Deo fig 8 In maggio un’unica clarissa passeggia per il corridoio, forse per ammirare la mensa dell’altare sovrastata da una Madonna col bambino, angeli e santi o per addentrarsi in chissà quale stanza dei segreti .

Tutta presa dall’irrigazione del suo orticello, nel mese di settembre una devota è catturata con un cappello di paglia,Calendario Laus Deo fig 928simile a quello con cui tanti nostalgici della bella e ariosa stagione si agghindavano sui canali social. Inoltre, una vite assai feconda in primissimo piano documenta la laboriosità del monastero.

Alla santa eponima del complesso monastico è dedicato il mese di novembre, in cui vengono evidenziati gli scritti dell’anno 1726 di Veronica .Calendario Laus Deo fig 10

Quale maggiore differenza nel libro, nell’inchiostro e nel bollo di stampa di fronte alle digitali e computerizzate pagine word e alle firme digitali delle lauree online? E le ‘nostre’ case, frequentate come non mai, piene di immagini non dipinte, affrescate o scolpite ma ricolme di illustrazioni virtuali, che comunicavano con le altre, alleggerite da qualsiasi confine?

Se la tradizione iconografica delle ‘povere signore’ si fondava su ingenti committenze di immagini concrete, l’uomo del 2020 vortica in maniera sempre più rapida fra l’astratta presenza di riproduzioni video, corrompendo la voce nelle maglie delle mascherine di protezione. Ma ora un ponte moderno è stato gettato tra i due mondi.

Dott. Alessandro Gatti

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo sui Social