Le Tradizioni Rivivono: Il Palio del Cupolone a Santa Maria degli Angeli

La Festa dei Rioni de J'Angeli dal 16 al 24 Giugno 2023

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Palio del cupolone 2023

Nel cuore di Santa Maria degli Angeli, Assisi, si svolge un evento che sta catturando l’attenzione di residenti e visitatori: la Festa dei Rioni de J’Angeli. Questa celebrazione unica, ideata dai Priori Serventi 2016 del Piatto di Sant’Antonio Abate, ha l’obiettivo di far rivivere le tradizioni popolari del territorio, offrendo un’esperienza coinvolgente a tutti coloro che partecipano. In questo articolo, esploreremo l’origine di questa festa e le sue affascinanti radici storiche.

Radici Storiche: Un Viaggio nel Tempo

Fin dalla loro nomina come Priori Entranti nel gennaio 2015, i membri del Piatto di Sant’Antonio Abate hanno sentito il bisogno di riscoprire le proprie radici e preservare le tradizioni della comunità. Di conseguenza, è stato intrapreso uno studio approfondito per trovare fonti storiche che potessero rivelare le origini di Santa Maria degli Angeli. In particolare, un periodo cruciale è emerso come riferimento: la metà dell’Ottocento.

Durante questo periodo, si verificarono alcuni eventi fondamentali che contribuirono alla nascita tangibile del paese. Innanzitutto, nel 1850 fu fondata la Parrocchia, un importante punto di riferimento spirituale per la comunità locale. Successivamente, nel 1866, si ebbe l’inaugurazione della stazione ferroviaria di Assisi, coincidendo con l’apertura della tratta ferroviaria Foligno-Collestrada. Infine, si racconta che tra il 1850 e il 1860 Sant’Antonio Abate elargì la sua grazia per scongiurare una terribile epidemia che colpì i cavalli della regione.

La Nascita della Festa dei Rioni de J’Angeli

La festa dei Rioni de J’Angeli non ha origini specifiche nelle circostanze storiche della città. Invece, è stata creata attraverso una ricostruzione storica plausibile basata sulla realtà che il territorio viveva durante quel periodo. L’obiettivo principale è stato quello di far rivivere le tradizioni che si erano sviluppate nel corso degli anni, offrendo un’opportunità unica di immergersi nella cultura locale.

Costumi e Giochi Tradizionali

Durante la festa dei Rioni de J’Angeli, i partecipanti possono ammirare costumi tradizionali che rappresentano gli abiti tipici dell’epoca. I dettagli degli abiti sono stati accuratamente studiati e ricreati per garantire un’esperienza autentica. Questa rappresentazione visiva permette a tutti di comprendere l’abbigliamento e lo stile di vita dei residenti di Santa Maria degli Angeli nel corso del tempo.

Inoltre, la festa offre una vasta gamma di giochi tradizionali che coinvolgono persone di tutte le età. Dalle corse dei sacchi ai tiro con l’arco, questi giochi antichi creano un’atmosfera gioiosa e festosa, permettendo ai partecipanti di divertirsi e scoprire un modo di svago d’altri tempi.

Le Delizie Culinarie del Passato

Un altro aspetto affascinante della festa dei Rioni de J’Angeli è l’enogastronomia. I visitatori possono gustare prelibatezze culinarie che richiamano le antiche ricette tramandate di generazione in generazione. Dalla pasta fatta in casa ai dolci tradizionali, il palato viene deliziato da sapori autentici che richiamano l’essenza della cucina locale del passato.

I Mestieri di un Tempo

La festa dei Rioni de J’Angeli offre anche l’opportunità di scoprire antichi mestieri che un tempo erano parte integrante della vita quotidiana della comunità. Artigiani locali mostrano le loro abilità e condividono la loro conoscenza con i visitatori. Dall’intreccio di cesti alla lavorazione del legno, questi mestieri tramandati nel tempo ci ricordano l’importanza delle tradizioni artigianali e il valore del lavoro manuale.

Vita nella Valle di Assisi: Un Ritratto della Campagna Italiana

La vita nella valle attraversata dai fiumi Tescio e Chiascio era un tempo in cui lo stucchio si univa alla vite. Le strade risuonavano del martellare ritmico dei fabbri e dei facocchi, poiché al mattino, quando ancora via Assisi portava il nome di via Montecavallo, l’intera area si animava di attività.

La popolazione rurale affrontava una dura realtà caratterizzata da sofferenza e precarietà. Mentre i ricchi dominavano, contadini, mezzadri, casengoli e artigiani lavoravano duramente, piegando la schiena per affrontare le fatiche quotidiane.

Al primo chiarore dell’alba, le stalle e le botteghe artigiane si risvegliavano, riempiendo le strade di un’operosa vitalità. I carri cigolavano, gli animali venivano spronati con fruste, mentre i saluti frettolosi risuonavano nell’aria, accompagnati dai nitriti dei cavalli, dai muggiti dei buoi e dai ragli degli asini e dei muli. Dalle finestre delle case filtrava una fioca luce prodotta dalle lampade ad olio, al carburo o all’acetilene, mentre dai camini si alzavano sottili fili di fumo.

Le donne laboriose preparavano una colazione ricca di erbe e legumi, accompagnata da una torta senza sale. I bambini venivano viziati con un pancotto e si consumavano abbondanti quantità di fagioli ed erbe per affrontare la fatica dell’aratura e della lavorazione dei metalli. Il maiale rappresentava una risorsa economica completa, in quanto nulla veniva sprecato, nemmeno le setole. La polenta, il pane di granturco e le fave costituivano l’essenza della dieta quotidiana, mentre la carne era un lusso riservato a pochi privilegiati.

I vestiti erano difficili da rinnovare e spesso erano ricoperti di toppe. Durante le festività natalizie, la semplicità e la povertà regnavano sovrane. La Befana portava agli alunni un’arancia, due mandarini e forse qualche caramella, ma poche castagne e fichi secchi. Le celebrazioni si arricchivano di qualche frutto accuratamente nascosto dalle mamme.

Il pane veniva custodito in una madia, l’acqua veniva raccolta dalle fontane pubbliche e le donne facevano il bucato nei lavatoi, nei fiumi o nei ruscelli che attraversavano la fertile pianura, dominata dalla maestosa Rocca e dalla gigantesca Basilica di San Francesco.

Le strade, ancora non asfaltate, echeggiavano spesso con il suono delle campane della Basilica di Santa Maria degli Angeli, rispondendo a quelle di Assisi. Al suono delle campane, i lavoratori si rialzavano e, rivolgendo lo sguardo al cielo, si segnavano con il segno della croce. Le campane annunciavano gioia e dolore, ricorrenze festive e funerali, ma anche l’arrivo della pioggia e delle grandinate.

Ombre furtive di donne si avviavano verso la chiesa per trarre profitto e santificare la giornata attraverso la Santa Messa. Spesso, dalle mura dei conventi dei Frati Minori e dalle celle delle “Monache Nere” (Suore Francescane Missionarie di Gesù Bambino) e delle “Monache Bianche” (Suore Francescane Missionarie di Maria), risuonavano struggenti canti di preghiera e invocazioni di fede e devozione.

Più oltre, si udivano le esclamazioni ad alta voce dei fornaciari di Tacconi e Briziarelli, mentre dalla Montedison si alzavano colonne di fumo generato dagli acidi solforici. Nel frattempo, i treni sferragliavano, portando pellegrini ciociari, abruzzesi e veneti che affluivano ad Assisi per ottenere il Santo Perdono.

Le strade erano fangose e la domenica la gente di campagna, proveniente dalle frazioni e dai paesi vicini, si recava alla chiesa di Santa Maria degli Angeli, se le attività agricole lo permettevano. Prima di partire, per rispetto verso il tempio mariano, le scarpe venivano indossate, altrimenti venivano portate a tracolla o in mano. Era l’occasione per sorseggiare un bicchierino di anisetta, anche se la carne di vitella era riservata quasi esclusivamente agli ammalati. Il popolo non poteva permettersi un tale lusso.

Il sagrato della Basilica Patriarcale della Porziuncola era circondato da alberi di olmo (che furono abbattuti nottetempo negli anni venti del secolo scorso). Nel bel mezzo si ergeva un maestoso monumento in stile neoclassico dedicato ai caduti, mentre poco distante si trovava il cimitero. L’attuale sagrato e il boschetto (i giardinetti) furono realizzati negli anni sessanta del secolo scorso grazie all’opera dei religiosi francescani, i Fratelli Matteucci. A dominare l’area c’era e c’è ancora l’antico e fedele orologio della piazza, che scandisce la vita, ora dopo ora.

Conclusioni

La Festa dei Rioni de J’Angeli è diventata un evento imperdibile per chi desidera immergersi nelle tradizioni e nella storia di Santa Maria degli Angeli. Grazie all’impegno dei Priori Serventi 2016 del Piatto di Sant’Antonio Abate, questa celebrazione unica offre un’esperienza emozionante e coinvolgente per tutti coloro che vi partecipano. Attraverso costumi, giochi, cibo e mestieri tradizionali, i visitatori possono rivivere l’atmosfera di un’epoca passata e scoprire il ricco patrimonio culturale del territorio.

Non resta che segnare la data della prossima Festa dei Rioni de J’Angeli sul calendario e lasciarsi trasportare in un viaggio nel tempo che rende omaggio alle tradizioni del passato, consentendo loro di brillare ancora oggi nella vita della comunità.

 

Programma evento sul sito ufficiale 

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