Il “made in Italy” rappresenta per il nostro paese un valore aggiunto importantissimo, sinonimo di qualità, di tradizione, di ben fatto e di bontà. Un fiore all’occhiello ma anche un volano essenziale per l’export italiano che tanti nel mondo e in Europa ci invidiano e che tentano di “seppellire” con leggi, norme e regole atte a danneggiare i nostri prodotti, special modo nel settore agro-alimentare, (basti pensare al nuovo metodo a semaforo, per la etichettatura di quel che mangiamo e beviamo, che sarebbe, se approvato, una vera e propria mannaia sul nostro made in Italy).
Accantoniamo le preoccupazioni e raccontiamo di questo bel premio andato a Chiara Lungarotti, Donne per il Made in Italy, assegnato a Roma presso il ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali.
L’ad dell’omonimo Gruppo è l’unica ‘donna del vino’ – sottolinea l’azienda tra le sette premiate che si sono distinte, è detto nelle motivazioni, “per la capacità di innovare e contribuire in maniera significativa alla crescita dell’economia italiana”.
Per l’imprenditrice umbra, il vino è il core business di un gruppo che oltre a una produzione “di alta qualità” di circa 2,5 milioni di bottiglie l’anno esportate in 50 Paesi, è attivo nei settori dell’enoturismo con l’agriturismo Poggio alle Vigne e della cultura con il Museo del vino di Torgiano (Muvit) e quello dell’olivo e dell’olio (Moo). (fonte: ansa-umbria.it)