La Prof.ssa Maria Vera Speranzini sempre sensibile ai ricordi di tempi ormai lontani, ci delizia con una bella poesia che ben descrive il paese di Scanzano e il momento in cui una paesana diventava Befana per dare gioia a noi bambini.
Personalmente ne ho solo un piccolo flash come ricordo per quanto era brutta e spaventosa, nel contempo mi piace rivolgere un caro pensiero al figlio di Anna, Walter Pipistrelli, che purtroppo ci ha lasciato.
La Befana di Scanzano
Vi era un tempo…
Il paese era tutto abitato
ogni piccolo fondo illuminato
ogni vicolo calpestato
ogni rito rispettato.
Quando era tempo di Epifania
proprio vicino a casa mia
una casa ad angolo retto
una scala, un muretto
un lavabo di graniglia
qua e là qualche stoviglia.
Era la casa di Lella
di Adriana, di Paganello
dove si agghindava la nostra Anna
che ogni anno diventava Befana
larga e lunga era la gonna
tutti i grandi da lei in colonna
una maglietta sotto lo scialle
un cappello a larghe falde
una veletta di pizzo sopra agli occhi
un sacco pieno di balocchi
occhiali da sole anche di notte
un cuscino sulle spalle
un campano per farsi annunciare
fare finta di cadere
un sughero annerito sulla stufa
per disegnare qualche ruga
un vecchio bastone per andatura
guanti neri per copertura.
Era allegra la nostra Anna Pipistrelli
poesie, canti e poi stornelli!
Qualche dolce da mangiare
una lacrima da asciugare
era tutta lì la meraviglia
festa grande per ogni famiglia
forse un antico rito di passaggio
un dipinto vivente, un Caravaggio
ombre scure e poi una piccola luce, una lanterna
come se da un brivido di paura potesse nascere la speranza
o il tenue dono della Provvidenza.