Scienziati perugini svelano il mistero dell’Argentario

Non si riusciva a capire a che tipo di animale preistorico appartenesse un cranio fossile di un milione e mezzo di anni fa

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Marco Cherin
Marco Cherin

E’ sempre una bella notizia quella di una scoperta scientifica ma questa lo diventa ancora di più quando i protagonisti sono dei fisici e dei paleontologi cella Università di Perugia, (che insieme a quella della Sapienza di Roma e di Verona dell’European Synchrotron Radiation Facility di Grenoble), hanno condotto a termine la soluzione di un -enigma scientifico- di grande importanza.

Lo studio è stato coordinato dal Dottor Marco Cherin del Dipartimento di Fisica e Geologia dell’Ateneo di Perugia.

La complessa ricerca ha finalmente dato un’identità certa ad un  cranio di felide scoperto in Toscana nel secolo scorso e rimasto fino ad oggi un inspiegabile mistero scientifico.

Questo importante risultato è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Scientific Reports, sono state utilizzate della  sofisticate indagini al sincrotrone ed hanno rivelato che il misterioso cranio fossile apparteneva ad una rara specie di ghepardo gigante vissuta oltre un milione e mezzo di anni fa.

La descrizione della ricerca

V premesso che il reperto fossile, oggetto dello studio. è in buona parte racchiuso in un blocco di roccia rossastra molto compatta, impossibile da rimuovere senza danneggiare il fossile stesso. La gabbia di roccia ne  impedisce l’osservazione diretta  dei dettagli anatomici utili per la determinazione tassonomica. Per questo la classificazione del fossile non era finora stata facile, tanto che negli anni era stato attribuito dagli studiosi a specie differenti.

Il cranio fossile è stato per la prima volta scansionato con un particolare acceleratore di particelle in grado di generare raggi X a elevata potenza, la cosiddetta radiazione di sincrotrone. Grazie a questa tomografia ad altissima risoluzione – di gran lunga maggiore di quella disponibile con gli strumenti per TAC ospedaliere – i ricercatori sono riusciti per la prima volta a “liberare” virtualmente il cranio dalla sua “gabbia” di roccia. Le immagini 3D ad alta risoluzione hanno rivelato caratteristiche anatomiche prima nascoste, tra cui le suture tra le ossa del palato e la morfologia completa dei denti: alcuni degli elementi, questi, che hanno consentito di riferire il cranio alla specie Acinonyx pardinensis, il ghepardo gigante del Plio-Pleistocene.

 

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