Transumanesimo, ovvero un altro concetto di umanità

Se n’è parlato a Perugia con il centro di Bioetica Filéremo; il tema ha forti implicazioni sul futuro prossimo di ogni persona.

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Non un superamento dei limiti e dei deficit umani, ma un nuovo concetto di essere umano. È questo quello che racchiude il transumanesimo, di cui si è parlato a Perugia lo scorso 17 marzo in occasione del convegno: “Le forme future dell’uomo”, organizzato dal Centro regionale di Bioetica Filèremo con il con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e con il patrocinio del Comune di Perugia.

Nell’intervento del prof. Antonio Allegra, uno dei massimi massimi studiosi sul tema del transumano, è emerso come la dimensione caduca e finita dell’uomo sia non tanto da sanare, ma da ripensare in senso assoluto: un uomo da rendere immune alla sua caducità, alla sua finitezza, alla morte stessa.

Il cambiamento di paradigma, che ha una visione essenzialmente pessimistica dell’uomo, sarebbe affidato alla tecnica. Per questo motivo, il transumanesimo appare come una potente ideologia tecnocratica che vede l’uomo come una “informazione virtuale” trasferibile da un supporto ad un altro.

Appare chiaro come in questo modo non conti più la singola vita (bios, in greco) di ciascuna persona, con il risultato di una dissacrazione acritica della soggettività umana.

Nella riflessione dell’avv. Luca Barchiesi è emerso invece come l’incessante e scomposta complessificazione della vita abbia portato ad una assenza di visione e attesa, lasciando il posto al senso di precarietà e ad una angoscia diffusa: condizioni ideali per il diffondersi del relativismo e del soggettivismo. Anche il diritto, a questo punto, diventa vittima della mancanza di visione storica e viene pericolosamente vissuto come una strumento della contingenza, svuotato della sua tendenza alla totalità. E’ il trionfo della norma fine a se stessa. Pertanto, tutto diventa diritto: persino il diritto a non nascere se non sano. Da qui le derive eugenetiche che portano alla manipolazione del DNA umano, la quale comporta però la deumanizzazione: è l’era del tramonto delle responsabilità sociali e morali, del tramonto della libertà.

Anche il prof. Carlo Cirotto ha offerto una riflessione dal punto di vista medico: prendendo spunto dal funzionamento dei batteri, ha parlato di programmazione cellulare umana e possibilità di affrontare nuove patologie. Il tema è stato sviluppato dal chirurgo dott. Fabio Ermili, che ha riferito su quanto la tecnica abbia contribuito all’allungamento della vita media in occidente, nonché sulla possibilità di intervenire – con strumenti diagnostici sempre più miniaturizzati – sulle nuove patologie legate all’invecchiamento dei tessuti. Per questo la tecnica medica si è spostata sulla creazione di dispositivi ibridi che possano sopperire alle impossibilità umane, tutte opzioni che richiamano l’impellente necessità di un pensiero etico sulla tecnica.

Sulle tecniche robotiche in chirurgia è intervenuto il dott. Graziano Ceccarelli, ricordando come la robotica sia però attualmente sempre guidata dall’uomo (rapporto di fiducia medico-paziente).

Infine, il filosofo Gianni Stelli ha completato la riflessione ricordando che ogni essere umano è portatore di un “quid”, una sua particolarità umana che è legata al proprio fine: nel realizzare questo fine – e non nel fare qualunque cosa  – consiste la vera libertà.

Il convegno ha voluto offrire dunque spunti di riflessione ai tanti convenuti, tra cui alcune scolaresche dell’Istituto Pascal di Perugia.

Sul sito web www.fileremo.it verranno pubblicati gli atti del convegno.

 

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