Riuscire ad ottenere un appuntamento da Bruno Pilla in questo periodo dell’anno è cosa se non impossibile, alquanto complicata. Giugno, il mese che vedrà protagonista nel panorama delle manifestazioni culturali umbre, la terza edizione di Perugia 1416, è alle porte e gli eventi preludio da organizzare sono tanti.
Questo instancabile piccolo uomo non si risparmia e, a dispetto della sua altezza, appare come un gigante, tanta è la sua energia mentre dispensa consigli su come muoversi o su come indossare un abito ai suoi ottanta figuranti che domenica 22 Aprile lo vedranno ancora una volta in veste di regista nell’allestimento di un villaggio medioevale all’interno della Rocca Paolina.
Sig. Pilla, lei ed io ci conosciamo da molti anni e pertanto non credo di dire uno sproposito accostando la sua figura a quella di un giullare del Medioevo. In effetti, questi racchiude in sé tanti personaggi: è un musico, un poeta, un attore, un saltimbanco, è l’autore e l’attore dei lazzi che si recitano dei giorni di festa, è il maestro di danza che fa saltare e ballare i giovani, è il cantante che rallegra le feste, è il vagabondo errante che dà spettacolo nei villaggi. A me sembra che lei riassuma in sé molti di questi aspetti. Qual è il ruolo che le si addice meglio?
Sin da piccolo ho manifestato un grande interesse per il teatro, per la danza, per il canto, ma dopo un’attenta riflessione, in questo particolare momento della mia vita, devo dire che il personaggio che sento a me più vicino è quello del saltimbanco, una figura che vive in maniera spontanea l’arte, senza compromessi. Amo molto gli artisti di strada. Vivono per se stessi e per l’arte che si manifesta attraverso le loro opere, senza legami di sorta con i vari cliché e canoni convenzionali e devo ammettere che questo senso di libertà mi piace molto.
Indro Montanelli diceva: “un Paese che ignora il proprio ieri, non sa nulla e non si cura di sapere nulla , non può avere un domani”. Per lei, cosa rappresenta il passato, cos’è il presente e, soprattutto, come vede il futuro?
Buttando un occhio al presente, quello che mi sento di affermare è che bisognerebbe avere uno sguardo più attento al passato. Siamo tutti molto concentrati sul gettare le basi per il futuro e questo, da un certo punto di vista è positivo, tuttavia gli insegnamenti che ci hanno lasciati gli uomini prima di noi hanno un’importanza fondamentale per una buona costruzione del nostro domani. Per non parlare poi, dell’arte meravigliosa che abbiamo avuto in eredità, specialmente noi italiani. Forse, siamo talmente abituati a tutto questo che finiamo per darlo per scontato. Dovremmo avere un attaccamento più forte alla nostra storia ed alle nostre tradizioni ed, alla luce di queste, migliorare il presente e quindi il futuro.
Come è nata in lei la passione per il Medioevo e, soprattutto, da quali fonti è partito per la sua documentazione?
Mi sono accostato a questo periodo proprio in concomitanza con l’ideazione, da parte del Comune di Perugia, di Perugia 1416. Ho iniziato a leggere testi che parlano di quegli anni, a cercare fonti iconografiche, a presiedere alle conferenze di professori universitari esperti di Medioevo, nello specifico, del periodo di transizione tra Medioevo e Rinascimento e mi sono appassionato alla cultura ed al sentimento dell’epoca. Ho scoperto che i cosiddetti “secoli bui”, in fin dei conti avevano una bellissima luce. William Butler Yeats diceva: “se guardi nel buio a lungo, c’è sempre qualcosa” ed in effetti, è proprio così.
Lei risiede da molti anni a Perugia, ma le sue origini sono campane. Quali aspetti del suo carattere possono ricondursi a queste e quali invece sono da considerarsi il risultato dal suo vivere in Umbria, nello specifico nell’acropoli perugina?
Le mie origini si manifestano sicuramente attraverso la mia teatralità: ho iniziato molto giovane a recitare ruoli appartenenti alla tradizione partenopea, di grandi autori come De Filippo, Scarpetta, De Simone. Da loro, ho imparato l’attenzione per il linguaggio corporeo che esprime un carattere molto più delle parole. Per esempio, in “Scene di vita medioevale”, una rappresentazione itinerante per le vie di Perugia di cui ho curato la regia circa un anno fa, ma anche nell’allestimento di un villaggio medioevale che troverete all’interno della Rocca Paolina domenica prossima, i figuranti e gli attori non proferiscono parola, ma le movenze, l’espressione dei visi ed i gesti raccontano molto più di tanti discorsi. La mia peruginità si esprime, invece, attraverso l’osservazione amorevole delle pietre che avvolgono la città, dei suoi palazzi, dei suoi vicoli, dello scorrere del tempo che ha lasciato memoria di sé in questi anfratti ed in questi sassi.
Oltre ad essere il direttore artistico degli eventi promossi dal Rione di Porta Sant’Angelo in cui risiede, lei disegna e realizza personalmente i capi da indossare e gli accessori in stile per questi eventi. Da dove deriva cotanta abilità?
Come le dicevo, ho iniziato molto presto ad interessarmi al teatro e al canto. Ho recitato in vari spettacoli, molti dei quali di cabaret. I miei compagni ed io avevamo l’esigenza di cambiare più volte gli abiti di scena. Purtroppo, non avendo molto denaro, dovevamo arrangiarci pertanto ho iniziato ad interessarmi anche alla parte scenografica e dei costumi imparando, in questo modo, a cucire. Ora realizzo da solo i miei abiti e gli accessori quali scarselle, copricapi etc. Non ho la pretesa di essere un sarto professionista, ma devo ammettere che tutti i miei capi stanno avendo ed hanno avuto un discreto successo, soprattutto per l’attenzione nei particolari. Cerco di riprodurre fedelmente, per quanto mi è possibile, lo stile dell’epoca.
Lei è sempre circondato da giovani che si sentono ispirati dal suo entusiasmo e dalla passione che mette nelle cose che fa, che consiglio darebbe a chi dovesse decidere di approcciarsi e mostrare interesse verso le rievocazioni storiche?
E’ sempre difficile dare consigli. Alla base, c’è comunque lo studio. Personalmente, ho cominciato molto tardi ad appassionarmi alle rievocazioni storiche ed ho cercato di documentarmi bene prima di accettare la direzione artistica degli eventi promossi dal mio rione, Porta Sant’Angelo. L’impegno viene del tutto ripagato con gli applausi ed i complimenti della gente alla fine di una sfilata o di un evento, ma il vero motore di tutto questo è la capacità di divertirsi stando insieme a persone che hanno la tua stessa passione. A dispetto dei luoghi comuni, trovo che ci sia tanto da imparare dai giovani. A questo proposito, mi permetta di aggiungere che faccio anche parte della “Compagnia del Grifoncello”, la prima delle sedici porte di Perugia, una compagnia d’arme formata da giovani appassionati di storia medioevale che fa esibizioni di scherma con tecniche riconducibili a quelle in uso all’epoca. Sono soddisfazioni.
In tutta onestà, ci rifletta bene prima di dare una risposta, in quale epoca storica avrebbe voluto vivere? Mi sorprenda, la prego.
La sorprenderò. Di fronte ad un dipinto del 1600, ho spesso pensato che mi sarebbe piaciuto vivere in quell’epoca.
La mia intervista è giunta al termine. Me ne vado quasi insalutato hospite per non rubare altri momenti preziosi al lavoro di questo instancabile ideatore certa che rivedrò a breve Messere Pilla con i suoi fedelissimi del rione di Porta Sant’Angelo impegnato in qualche altra iniziativa atta a promuovere la tradizione e la storia della nostra città.
Per il momento, l’appuntamento è per domenica 22 Aprile ore 15.00 alla Rocca Paolina. Godetevi lo spettacolo.