Vado a vivere ad Auroville

La città dove non c'è legge, politica, religione

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di Gerardo De Santis

Vivere senza legge, senza politica, senza religione. Non è facile ma c’è chi ci prova. E l’esperimento non poteva che avvenire in India, dove proprio nel profondo sud del paese, in quell’area che fino a qualche decennio fa era un deserto di sabbia rossa, è stata concepita e realizzata un’utopia che ha ottenuto la benedizione dell’Unesco. Si chiama Auroville, una realtà figlia legittima di un sogno.
Oggi Auroville è oggi una metropoli internazionale, i cui abitanti ambiscono ad una vita senza denaro, governo, religione.
Priva di un’urbanizzazione selvaggia, è aperta a tutte le persone, ai movimenti culturali e alle organizzazioni che vogliono contribuire significativamente “al progresso dell’umanità”.

Una popolazione formata da più di 50 nazionalità e culture diverse. Tutti convivono senza alcun problema, poiché non c’è sistema politico, non c’è un unico credo e non viene utilizzato il denaro. Si ottiene ciò che serve attraverso il sistema di scambio.

Auroville è stata fondata nel 1968 da un gruppo di hippy sotto le direttive di Mirra “La Madre” Alfassa, donna di origini francesi e devota collaboratrice spirituale del filosofo indipendentista indiano Sri Aurobindo. I suoi valori richiamano lo spiritualismo induista, il comunitarismo gandhiano, il marxismo e l’anarchismo.

La cosiddetta “città dell’aurora” è pulita e sana, si “nutre” di energia solare, si alimenta solo con l’agricoltura biologica, attua il riciclaggio della quasi totalità dei materiali e le costruzioni adottano tecniche di bioedilizia.
Vanta un sistema educativo gratuito e senza voti (free progress).
Si struttura sulla proprietà collettiva, senza leggi o forze dell’ordine e coltiva l’arte spontanea, la quiete e la meditazione.

La città ospita circa 40mila residenti permanenti e conta circa 5.000 visitatori all’anno, di cui la maggior parte turisti o volontari stranieri alla ricerca di un’esperienza di vita differente.
Il 45% della popolazione è indiana, mentre fra i 150 connazionali presenti (anche qualche umbro) fanno dell’Italia la quarta nazione più rappresentata dopo l’India, la Francia e la Germania.

La sua agricoltura è sperimentale e si pone come modello eco-sostenibile della città del futuro. Si tratta di un metodo che combina in maniera sostenibile alberi da frutto, campi di grano e frutteti. Una ventina di fattorie, che raggiungono una superficie di 160 ettari.
In queste farm lavorano 350 persone, che producono il 2% del riso e cereali consumati e il 50% delle verdure.
Inoltre, il villaggio è anche autosufficiente in latte, latticini e frutta di stagione.
In questo modo viene garantita la giusta quantità di cibo per la popolazione.
Pur non essendo l’unica città al mondo che utilizza questo modello è di per sé speciale perché come detto in precedenza ha la protezione dell’Unesco, ed è un chiaro esempio, o forse una speranza, di come potrà essere il nostro modo di vivere tra qualche anno, quando la Terra inizierà (anche se già lo sta facendo) a manifestare le conseguenze nefaste del miope maltrattamento quotidiano.

Auroville, ha di certo qualche problema, ma resta un esperimento comunque interessante, in itinere, in cui uno dei suoi principi primari è la salute, sia mentale che fisica e spirituale.

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