Canti disperati di soldati delle trincee italiane, inno all’amore per le proprie donne e cari, urlo e ribellione verso morti strazianti da ricordare con l’auspicio che vi sia la fine totale di tutte le inutili guerre e barbarie.
Essere obbligati ad abbracciare un fucile per difendere la nazione era la “massima obbligata” a quella povera gente, per capricci di governanti; 1914 la Prima Guerra Mondiale, una guerra classista per difendere i valori borghesi della nazione, un destino crudele verso molti giovani sul fior dell’età, ricordati in struggenti canti di disperazione dalle proprie madri, mogli, figli e cari.
Un momento speciale pieno di commozione riguarda le lettere inviate da questi alle consorti, tra cui quelle di un nostro compaesano, un contadino di Mantignana di Corciano avviato a quel destino cattivo; ben 54 lettere che la moglie conservò gelosamente per tutta la vita in una scatola di latta.
“ Cara consorte piango sempre, facciamoci coraggio questa vita così prima o poi finirà, pensa ai nostri amati figli, al lavoro per mantenerli…”.
Un’altra lettera destinata alla fidanzata venne trovata cosparsa piena di sangue all’interno della divisa di un soldato di 21 anni, alle 5 di mattina correva con gli altri verso la collina e poi scoppiò l’inferno, la vita se ne va in un attimo ma incita la dolce amata a conservarne l’immagine e la memoria.
Uno spettacolo quello di Walter Toppetti carico di coinvolgimento emotivo, un appello contro tutte le guerre ed in ricorrenza a questo triste centenario si auspica di arrivare alla piena consapevolezza per tutti i popoli che le guerre debbano essere assolutamente evitate in quanto generano solo morte e distruzione; musica e teatro hanno quindi l’obiettivo di trasmettere alle vecchie e nuove generazioni questo sacro messaggio.